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Le feste di novembre
Storie di Vita

Le feste del mese di novembre: “I Santi  e i morti”

Le feste del mese di novembre:  “I Santi  e i morti”. Celebrazioni,usi e costumi di tempi lontani

Tra gli anni ’50 e ‘60.  Scuola elementare,oggi definita Scuola Primaria…

Scrivi dei pensierini per raccontare che cosa hai fatto durante le festività dei Santi e dei Morti

Al rientro a scuola, nel secondo mese di frequenza, a noi bambini ogni anno veniva assegnato questo compito: un po’ per imparare a scrivere, un po’ per stimolare la memoria, un po’ per celebrare una ricorrenza che – proprio in quanto fanciulli –  era importante perché ci regalava due bellissimi giorni di vacanza. Questo erano per noi ragazzini le due feste.

Una vacanza attesa

Era vacanza l’ 1 e il 2 novembre e, se si era fortunati,  anche il 3 e 4 – quest’ultimo era una Festa nazionale –  in un primo “ponte” che spezzava l’andamento del calendario scolastico.

Poi,  nel 1977, vennero emanate le disposizioni per aumentare il numero di giorni lavorativi e il 4 novembre smise di essere giorno festivo. Le celebrazioni per l’ Unità nazionale e le feste nazionali furono spostate alla prima domenica di novembre e, nel corso degli anni, sono andate declinando.

Le celebrazioni della Festa di Ognissanti e dei Morti

Ma torniamo alle celebrazioni della Festa di Ognissanti e dei Morti. Io ricordo soprattutto la seconda che ha segnato per lungo tempo la mia educazione.

Con i miei  genitori  rispettando un rituale familiare in uso che richiamava  credenze e tradizioni si celebravano i morti. Il 2 novembre era d’obbligo la passeggiata fino al cimitero della città dove, la settimana precedente , mia madre con sua sorella si era recata, per riordinare e ripulire le tombe dei parenti defunti portando fiori freschi, lumini e ceri. Un modo per onorarne la memoria, un rito ciclico. Sotto i colori autunnali, le fioriture vive e le luci quel luogo di eterna e silenziosa pace, pareva riprendere vita.

Anche l’abbigliamento era curato, come si deve ad una festa! La maggior parte delle persone ben coperte – allora a novembre già iniziava il freddo, talvolta pungente per cui molti indossavano cappotti nuovi, pellicce, cappellini sfiziosi e calde sciarpe –  passeggiavano tra le cappelle mortuarie e le tombe, dopo aver adempiuto al dovere presso le loro. Chi aveva perso una persona cara di recente portava il lutto. Le donne vestivano di nero, gli uomini avevano una striscia nera al braccio oppure un bottone nero cucito sul bavero del cappotto. Un segno distintivo che induceva i conoscenti a soffermarsi in chiacchiera per porgere le personali condoglianze. “Manifestazioni esagerate”, pensavo io.

Il luogo delle riflessioni e del silenzio

Eravamo al Cimitero, luogo delle riflessioni e del silenzio. Ancora bambina, ma già curiosa osservatrice, leggevo le iscrizioni sui marmi che ritraevano oltra l’aspetto fisico anche i tratti morali del defunto con frasi cariche di significato: a eterno ricordo, una vita dedicata, onesto e luminoso esempio, per sempre nel cuore… Molte parole manco le capivo, ma evitavo di chiedere  spiegazione per non disturbare: quello era “il luogo del silenzio” però io conservavo un dubbio:  perché mai allora tutti parlavano e pure a voce alta, rompendo le regole? Nessuno mai me lo chiarì.

Una dolce merenda con le caldarroste

Si tornava a casa che già ombreggiava, dopo una sosta al banchetto delle caldarroste, delle mele e pere cotte nel vino e nello zucchero. Le prime venivano vendute in un cartoccio di carta gialla, spessa… come per voler trattenere il calore e l’aroma di quel frutto prelibato che divoravamo, ghiotte. Le altre, a noi bimbe, erano vietate perchè l’ingrediente che le insaporiva era il vino!

La mamma acquistava poi dal fornaio un bel pezzo di “tirà”, dolce tipico di antica tradizione: una sorta di pane dolce, di forma allungata, ripieno di morbida uvetta, canditi, e mele.  Sarebbe servito come dessert per la cena insieme alla torta di castagne, due squisitezze di cui ogni tanto mi pare di sentire ancora il sapore!

La cena per la festa dei defunti

Alla cena erano invitati i parenti più stretti per gustare il menù tradizionale che prevedeva la “cisrà”, una zuppa di ceci cotti insieme a costine di maiale o in aalcuni casi con la trippa, una variante molto saporita. Nel dopo cena gli adulti recitavano il rosario mentre a noi bambini veniva consentito di giocare, ma senza far rumore. Una sfida grande.

Il giorno precedente avevamo festeggiato tutti i Santi e si era stati tutti in allegria. Il 2 novembre invece era proprio una giornata triste!

Ora non esiste praticamente più nulla di quanto ho descritto. Perfino il concetto di aldilà, perdita e morte sono state riviste da nuove teorie e recenti studi, dall’apertura ad altri credi religiosi che parlano di libertà di culto, reincarnazione e motlo altro.

Una nuova festa,dalle origini antiche ma moderna

Ormai tra la fine del mese di ottobre e l’inizio di novembre impera la festa di Halloween. La sua origine è celtica ed ha come simbolo la zucca. Bella, pienotta, tutta arancione: compare nelle vetrine, sui balconi, illuminata o spenta… a portare allegria.

Anche i costumi di Halloween, di cui si adornano grandi e piccini, provengono da un’usanza di quelle comunità secondo cui la notte del 31 Ottobre era dedicata ai sacrifici : nei tre giorni che seguivano la festa, venivano indossate pelli di animali morti per scacciare e intimorire gli spiriti provenienti dalle tenebre e ritornati sulla terra.

Fantasmi, streghe, mostri…ma anche il gioco dell’ offrire a scelta “dolcetto o scherzetto” che tanto diverte i partecipanti festaioli, in una rappresentazione che forse davvero intende esorcizzare la paura della morte!

Beh… rispetto alle vecchie tradizioni mi pare proprio tutta un’altra storia!

Flora Crosara

4 Comments

    • Flora Crosara

      Grazie a te per l’apprezzamento, Simonetta! Sono felice che il racconto del passato sia condivisibile e generi emozioni in altre persone!

  • Romina Godino

    Bella riflessione che ha acceso in me dei ricordi. Uno in particolare. Per me la festa dei morti non era solo andare al cimitero di Verzuolo, dai parenti di mia mamma (il giorno di ogni santi ci recavamo al cimitero a Villar Perosa, dai parenti di mio padre) ma era anche un momento di festa visto che è il mio compleanno. Mio nonno, quel pomeriggio accendeva il poutaget in garage e mi preparava le caldarroste, che poi consumavamo tutti insieme durante la sera. Grazie

    • Flora Crosara

      Leggere esperienze di altre persone è un modo per far riaffiorare dolci ricordi! Grazie, Romina, per aver letto il mio racconto…

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