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Attesa del Natale
Spiritualità

In attesa della Notte Santa: Alice e il Natale (prima parte)

In attesa della Notte Santa, insieme ad Alice che si racconta…

Il Natale è vicino. Come ogni anno arriva, sempre, … nel tormento o nella pace?  Sono immersa in uno stato di confusione.

Cammino – come intontita – in città, tra le strade in festa. Le luminarie, i negozi con le vetrine colorate e addobbate ad attirare l’attenzione della gente, in un via-vai frenetico.

La gente in uno stato di euforia e frenesia

La gente… quanta gente che entusiasta ha iniziato la sua corsa alla ricerca dei regali! Il calendario ha sfogliato veloce i suoi giorni e anche oggi ci si prepara a festeggiare il Natale. Sono frastornata! Mi confonde questo andirivieni convulso; sono sopraffatta tra mille voci dai toni troppo alti, che si scambiano frasi di auguri.

Buon Natale, Alice!”… “Saluti e auguri a tutta la famiglia!”… “Auguri belli, Alice carissima!”

Saluti, voci, aria gelida: cade il velo delle ipocrisie

La voce delle persone mi arriva come un vento gelido. Fatico a cogliere spontaneità, sento abitudine, convenzione, dovere, un nauseabondo modo di essere formali. O forse sono io a essere sbagliata, apatica, distante.

Da  anni ormai ho deciso di non camuffarmi, di non nascondere più le mie emozioni.

Viene un tempo in cui cade il velo delle ipocrisie e delle falsità, diventa obbligatorio essere se stessi: per me quel momento è giunto e l’ho abbracciato. Finalmente.

Cammino sola e i pensieri affollano la mente; sopraffatta e tormentata, mi rimpiccolisco nel cappotto, alzo il bavero e stringo la cintura cercando di ripararmi. Non è una giornata particolarmente fredda, anzi: dopo giorni di pioggia è anche spuntato il sole, in una di quelle strane giornate di dicembre che, al posto della neve, regalano temperature gradevoli. Da un po’ di anni ormai è così. Tutto è cambiato.

Neppure il sole scalda

Eppure, io oggi sento freddo, un gelo che sale da dentro: neppure il sole riesce a scaldarmi. Presa dai miei pensieri mi lascio andare, cerco di isolare la mente allontanando questo insolente baccano, il chiasso e il fermento che pullulano tutt’intorno. Sono diventata una vecchia borbottona, ecco, forse è questo. Mi irrita. Io ho sempre amato le feste, la gioia che esse portano, il Natale in particolare.

Ora sono sempre troppo insofferente, abulica, tanto irrequieta. L’ombra di me stessa.   Non mi riconosco più. Sarà la solitudine, il dolore delle perdite, l’insoddisfazione per come vivo, per come allontano le persone.

Ma come ci sono arrivata a questo punto? Come sono diventata così? Cerco la prima panchina libera e mi accomodo, immersa nelle domande e nei pensieri.

Cercare un motivo per gioire

Lo sforzo è grande, ma provo a cercare un motivo per gioire. Ci dovrà pur essere qualcosa che mi aiuta a cambiare questo umor nero, a far sciogliere questo groppo in gola che mi soffoca. Mi guardo intorno. C’è un gruppo di bambini. Saltellano festosi intorno ad un Babbo Natale con la lunga barba bianca, il pancione e il grande sacco.

Tornare indietro, al Natale dell’infanzia

Il Natale di quando ero bambina, ecco dov’è la chiave! Sono innocenti, festosi, i bambini. Loro credono in un sogno che è magia, che porta stupore e gioia. Credono.

La piazza – in centro città – è bella, oggi, più del solito, è addobbata a festa: è viva! Il grande abete agghindato con fiocchi bianchi e rossi, le luci intermittenti, pare chiamarmi e chiedermi di provare letizia. Gli rispondo con il pensiero: “Ho bisogno di sognare per trovare il calore che l’atmosfera natalizia mi ha sempre regalato e che ho perduto. Da molto tempo, ormai”.

È vero: forse mi manca qualcosa per cui festeggiare, ma poco importa. Piano, godendo della meravigliosa vista rappresentata dai bimbi e dal simbolo natalizio, sposto il mio punto di osservazione.

Tutto cambia, all’improvviso…

Come d’improvviso, mi ritrovo a pensarla in maniera diversa. Mi predispongo ad accogliere questo cambiamento.                                Sono a mio agio, mi piace l’atmosfera effervescente che si avverte tutt’intorno, come un nuovo clima che percepisco, la mia malinconia si è affievolita.                                                                                                                                                                                                                          Ora è solo una dolce, soave nostalgia per un tempo che è stato e, com’è giusto che sia, è passato, ormai trascorso.

Come per miracolo o magia, il Mistero si ripresenta anche per me. Ritorna lo spirito del Natale: quello religioso – forse un po’ sopito – e quello consumistico, più forte e dirompente, capace di portare allegria con i suoi suoni, i colori e i rumori festosi.

“Che cos’è questo tormento? Mi manca il Natale di una volta ” – penso dentro di me. “Ma ogni Natale  ripropone la sua magia. Il Mistero, che si ripete da tremila anni, è ancora tra noi. Ecco: io voglio quello, proprio quello…”

“Il Mistero della nascita di Gesù, ciò che rimaneva inspiegabile per me bambina, ma mi faceva battere forte il cuore. Sono certa che ci sia un luogo in cui ritrovarlo! Dove posso cercare?”

C’è un luogo dove ritrovare la pace

D’improvviso mi nasce forte e smanioso il desiderio di recuperarlo, di ritrovarlo almeno un po’ quel luogo, attraverso il ricordo. D’impulso mi alzo, e mi dirigo verso il portone della chiesa che, maestosa, si affaccia sulla piazza.

Entro: il silenzio che regna mi pervade e mi dona un senso di pace assoluta. La luce che penetra attraverso le alte vetrate colorate a mosaico è moderata  ma sufficiente per creare una situazione meravigliosa, di contemplazione della divinità, quasi surreale: il mondo materiale chiassoso e aggressivo è fuori, ora mi pare lontano.

Mi soffermo ad assaporare questo mio nuovo stato dell’anima. Un grande benessere mi inonda e la commozione mi travolge. Io,  cattolica “tiepida” pratico la preghiera in modo saltuario, forse come tanti, ma i miei genitori mi hanno insegnato l’importanza della spiritualità, in questo mio cammino terreno.

La ritrovo, questa idea, che riaffiora prepotente dal mio profondo. Sento che questo è il luogo in cui posso finalmente ritrovare me stessa e ciò di cui ho bisogno: il ricordo, quello che fa bene al cuore e dona serenità.

(fine prima parte)

Flora Crosara

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