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Una moderna storia d'altri tempi
Storie di Vita

Una moderna storia d’altri tempi

Era il tempo della guerra, della fame, della paura

Vi racconto una moderna storia d’ altri tempi,  anni che oggi ci sembrano lontani ma, a pensarci bene, hanno affinità con i nostri per certi fatti del Mondo. Purtroppo.

<<… Allora c’erano la guerra, la fame, la paura… eravamo tutti poveri e spaventati, inconsapevoli di ciò che ci stava succedendo. La radio trasmetteva messaggi e le notizie – mediante la voce di chi ne possedeva una – giravano.La gente commentava: le parole e gli annunci erano ampliati, spesso trasformati e non si sapeva più a chi credere!

Nelle città la vita era dura con i bombardamenti, le sirene e la fuga nei rifugi, la borsa nera, la persecuzione, gli arresti e i treni verso i campi di concentramento. Noi in campagna, rispetto alla popolazione cittadina, stavamo abbastanza bene ma c’erano la minaccia dei rastrellamenti, la violenza dei prepotenti mandati a presidiare i paesini, la paura che nasceva da ogni azione violenta!>>

Comincia così un racconto che ho ascoltato anni fa. Per svolgere un compito di storia sulla Seconda Guerra Mondiale che fosse  “il più possibile originale”, avevo scelto di intervistare qualcuno che la guerra l’aveva vissuta. La persona, Marcella, era una bella signora ottantenne, molto lucida, energica e vigorosa; in ogni suo racconto di vita vissuta lei metteva enfasi e faceva vivere la storia narrata a chi la stava ascoltando, come accadesse “dal vivo”.

Altri tempi: la vita in campagna durante la guerra

Il racconto continuava così…                                                                                                                

<< Io vivevo nella campagna astigiana, ero rimasta orfana di mamma a quattordici anni e le mie sorelle   tutte più grandi, ormai sposate, si erano trasferite in città. Ero rimasta sola a occuparmi di mio padre, di due fratelli e della casa. Dovevo badare ad ogni cosa perché loro lavoravano in campagna per procurare un poco di sostentamento.

 

Una moderna storia d'altri tempi
Una pausa e il ristoro con cibo portato da Marcella

In paese avevo chi mi riforniva di latte, burro, farina, polenta e, quando potevo pagare con qualche moneta in più, se le mie gallinelle erano state avare o non erano cresciute abbastanza, riuscivo a portare a casa anche un po’ d’altro: uova, polli, conigli, qualche pezzo di vitella, ricotta e toma. Quelle rare volte si faceva festa!

Piccole gioie di quel tempo

Si gioiva con poco, allora! Andavo ogni giorno in piazza, dove c’era il pozzo, perché noi non avevamo acqua potabile in casa: il nostro pozzetto forniva acqua buona solo per lavarci, fare il bucato con la cenere e irrigare. Salivo con i secchi e poi facevo due o tre volte la strada a scendere, dopo aver riempito i contenitori che, colmi, pesavano assai. Tuttavia ero felice di poter fare scorta di quel bene prezioso e indispensabile per cucinare, dissetare e rinfrescare gli uomini che tornavano dai campi, accaldati e stanchi. Volevo loro bene: erano la mia famiglia.

Per una ragazza giovane e bella c’erano rischi

In questo mio rifornimento ogni volta correvo qualche rischio: sulla piazza c’erano le guardie fasciste che facevano la ronda: fucile in spalla, fez e divisa nera. I volti spesso giovani, anche loro vittime di un sistema che aveva coinvolto tutti, facendo credere che, usando soprusi e violenza, si fosse nel giusto.

Mio padre mi metteva in guardia e diceva che l’uomo, quando sceglie la guerra, diventa cattivo e si dimentica dei valori, non sa più distinguere fra bene e male; quando crede in modo fanatico e sposa un’ideologia, se gli viene chiesto di far male a un altro uomo, lo fa; non si sa come può reagire un uomo “per obbedienza”!                                                                                                                                               

Memore di queste parole procedevo cauta: temevo le loro risatine, m’imbarazzavano i loro apprezzamenti sul mio aspetto prosperoso di giovane donna, ero riservata ma molto decisa a farmi rispettare! Glielo comunicavo con lo sguardo che pareva dicesse loro: “Non azzardatevi a toccarmi! 

La fierezza e il coraggio di una giovane donna

La mia fierezza di donna e il mio sguardo, che non ammetteva repliche, sortirono l’effetto desiderato. Nessuno di loro mi molestò mai, tutto si fermò alle parole che, è vero,  mi ferivano l’orgoglio ma non mi procuravano male fisico. Un giorno sentì uno di loro dire che in paese c’erano ebrei e antifascisti, famiglie che avevano al loro interno partigiani nascosti pronti a compiere azioni di rappresaglia contro le camicie nere. Andavano presi e arrestati. Il giorno dopo sarebbero iniziati i controlli nelle case del paese, una per una, senza sconti!

Rabbrividii! Io sapevo di chi stavano parlando, conoscevo tutte quelle famiglie perché in paese è così, ci si conosce un po’ tutti.  Mentre pranzavamo raccontai il fatto a mio padre e ai miei fratelli che mi allertarono dicendomi di starne fuori, era pericoloso! Io però mi sentivo coinvolta, non potevo stare ferma e assistere ad un atto così violento: si trattava della vita di persone, di esseri umani!

Reagire di fronte alla disumanità

Mi chiedevo che cosa fosse diventato l’uomo! Pensai che  c’era tempo da perdere, dovevo fare qualcosa! Nel primo pomeriggio, quando tutto in piazza era tranquillo passai in ognuna delle case per informare le persone del rischio imminente. Incredule mi ringraziarono.

Seppi poi che gli uomini avevano messo al sicuro anziani, donne e bambini rimanendo a presidiare la loro casa, per evitare il rischio di vederla a fuoco, distrutta: molti di loro pagarono con la prigionia, alcuni con la vita perché interrogati non rivelarono il nascondiglio dei loro cari.  Provai un grande dolore per quegli uomini, padri di famiglia nel pieno della vita, ma il pensiero di aver contribuito a evitare una strage fu per me di consolazione.

Casi come questo in città e nelle campagne ce ne furono moltissimi. La guerra è spietata, fa scaturire l’odio nell’uomo che diventa una belva. Io, di fronte alla guerra e alle sue conseguenze, ho imparato che si deve sempre scegliere il bene e ora lo insegno a te. Tu sii sempre a favore dell’ amore e della pace in ogni momento della tua vita: la pace è come quell’acqua fresca che tiravo su dal pozzo: un dono impagabile! Sai, nipotina dolce …. Mia madre mi ripeteva una frase che ho fatto mia e ho applicato spesso, durante la mia vita: il male non è solo di chi lo fa ma anche di chi, potendo ostacolare che lo si faccia,  non fa niente per impedirlo!”

Ne trassi un insegnamento meraviglioso.  Il coraggio e l’ AMORE per l’uomo e per la vita erano stati i cardini dell’esistenza di Marcella. Una lezione grandissima per me, ragazza in crescita e futura cittadina! >>

Io sono Francesca. Quella donna era mia nonna ed io la porto sempre nel cuore.

Una moderna storia di altri tempi
La nonna

“Il valore di una persona risiede in ciò che è capace di dare e non in ciò che è capace di prendere.”

(Albert Einstein)

 

Flora Crosara

Racconto tratto dalla raccolta UNO SGUARDO SULLA VITA – Autore Flora Crosara – edito da Letteratura Alternativa Edizioni di Asti

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