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Storie di Vita

Il naturale equilibrio perduto e poi ritrovato

Vi racconto com’è nata la storia “Il naturale equilibrio perduto e poi ritrovato”.

Qualche anno fa scrissi qualche pagina: “Il naturale equilibrio” per partecipare a un concorso di narrativa proposto nella mia città dal “Segnalibro”, luogo creativo dove si fanno corsi di pittura e di disegno.

Il titolare dell’attività aveva inventato un mazzo di carte, che, prese a caso, davano vita a infinite storie.

Le figure erano disegnate finemente dall’inventore che aveva fatto scuola di fumetto, con personaggi fantasy. Sul retro vi era una piccola descrizione delle loro caratteristiche.

Secondo le istruzioni, bisognava estrarre a caso 5/6 carte dal mazzo suddiviso in gruppi di personaggi e la storia dello scrittore li doveva contemplare.

Il gioco fu accolto bene anche delle scuole della zona, così il concorso vide la partecipazione di ragazzi e adulti che proponevano racconti fantasy che successivamente sono stati pubblicati in un libro distribuito a livello locale.

Ciò premesso, il racconto che segue è la versione “rivista” dopo alcuni anni del primo che partecipò al concorso.

Il gruppo cui faccio parte ha recentemente organizzato un contest di racconti, questo non è un inedito, per cui non può partecipare. Non vedo l’ora di leggere gli scritti di chi si è messo in gioco e di sfogliare il libro che ne verrà stampato. Mettere in gioco la vena creativa è bellissimo.

Il naturale equilibrio perduto e poi ritrovato

Oltre un fitto bosco, oltre un’alta montagna, oltre un irto sentiero, insomma molto “oltre”, avvolta da una fitta nebbia e dall’oblio, stazionava, sospesa tra il tempo e lo spazio, una città perduta.

Si capiva dalla bella fattura del Palazzo Reale, il quale con le sue mura racchiudeva antiche viuzze, che una volta doveva essere bella questa città, colorata e vivace…si chiamava infatti “Colorviva”.

Ora il grigiore aveva avvolto i muri, molte case erano coperte di edera e muschi. I muretti erano nascosti dall’erba che li cingeva troppo fitta, imprigionando tutto e rendendola immobile.

Qualcosa di tremendo era accaduto in quel luogo: una meteora scesa dal cielo, con le sue radiazioni,  l’aveva reso statico.

Non era sopravvissuto nessuno, ma in un angolo del Chiostro adiacente la chiesa, un chierico giaceva, da solo, addormentato.

Grazie ad una pozione curativa, che ingeriva ogni giorno e faceva parte dei suoi numerosi esperimenti, era caduto in un sonno profondissimo. Era assopito da più di un secolo ormai.  Come fulminato era rimasto così, immobile, nel cortile interno di quella parrocchia dove, al momento della caduta del meteorite radioattivo, si trovava. Solitamente in quel luogo era intento a curare le sue rose, che ora erano coperte da erbacce di ogni tipo e a sperimentare i medicamenti.

Passò da quelle parti in un giorno particolare, un animale speciale, un unicorno, che per caso urtò il chierico, il cui nome era Colostro, destandolo dal suo sonno.

L’unicorno magico

Non sappiamo dire se Colostro si risvegliò in seguito all’urto degli zoccoli dell’animale oppure se fu l’alito caldo di quella creatura che aveva dei poteri magici. Da sempre sappiamo che i poteri magici che hanno gli unicorni, curano i veleni. Accadde che funzionarono in questo caso, anche per le radiazioni che il chierico aveva subìto. Nel momento del risveglio aveva la mente confusa, non sapeva dove si trovava né il motivo. Dopo poco tempo ricordò: era capitato tutto molto in fretta, chissà quanto tempo era passato!

Si guardò intorno frastornato e in breve comprese di essere solo, con l’unicorno che battezzò col nome di Unibianco. Al collo aveva il suo amuleto magico che era ancora lì pronto a supportarlo in ogni caso di necessità, come aveva studiato molti anni prima. Esso sarebbe servito a trasformare il pensiero in realtà per mezzo di una magia, detta “la legge della gratitudine”, che il chierico praticava costantemente.

Improvvisamente gli venne in mente che conservava in chiesa, in un posto segreto, una mappa, che rappresentava l’intera Regione che poi era un’isola vulcanica, circondata da un mare freddo e agitato. Lui non aveva mai viaggiato oltre la città di Colorviva e ora sentiva di dover partire e andare alla ricerca di un altro luogo dove avrebbe continuato i suoi studi magici, le sue coltivazioni biologiche e il suo amore per il prossimo. In fondo come poteva un chierico restare tutto solo in quella grigia città?

Il viaggio

A cavallo del suo salvatore unicorno, con la mappa e l’amuleto si mise in viaggio.

Dopo pochi chilometri si trovarono in una enorme macchia verde al limitare di una fitta foresta. Con enorme sorpresa, appesi agli alberi, quasi fossero stati li per fare la guardia, c’erano due giganteschi ragni, ma lui non si fece intimidire dalle loro gambe pelose e attaccaticce. Nella mitologia il chierico sapeva che essi rappresentavano il rischio e potevano tuttavia essere allontanati con facilità con l’utilizzo di una torcia di fuoco che immediatamente costruì in modo artigianale.

Riuscì a passare senza un graffio, o forse dobbiamo dire senza un morso!

Procedettero tra le fronde di alberi altissimi, il buio faceva sembrare quel bosco un po’ sinistro. Per fortuna erano arrivati a un ruscello dove Unibianco poté bere e un po’ di luce illuminava la zona. Sulle sponde di quel rigagnolo, un ranger nano con un singolare setaccio, era chino accanto a una roccia cercando l’unica cosa che davvero gli interessava: l’oro.

Sorpresi entrambi della reciproca presenza lì, si studiarono per un lungo momento e poi, con estrema diffidenza, si lanciarono uno sguardo di sfida. Era evidente che il nano lo voleva fuori dalla foresta. In quel momento arrivò un altro ranger, un uomo che dichiarò di essere un mago, che a suo dire aveva l’incarico, non da poco,  di proteggere l’ecosistema del bosco. Con le sue doti magiche, disse che cercava di fare del suo meglio per la natura circostante, così voleva fargli credere. A tale scopo portava con sé una guardia, un guerriero feroce che da sempre difendeva i confini di quell’ambiente da lui protetto. La loro convivenza pareva difficile e sospetta visto che il nano era interessato unicamente a ottenere l’oro da quel corso d’acqua.

Colostro disse al mago: “Salve, vengo in pace, sto esplorando l’Isola alla ricerca di una comunità a cui possano essere utili le mie scoperte magiche e scientifiche”.

Ebbe in risposta:  “Spero che il tuo viaggio ti porti dove desideri, ma non credo che sarai mai a tuo agio qui dove questa creatura ama la solitudine e la ricchezza”.

Colostro salì sul suo unicorno e si avviò capendo di essere di troppo. Partì con l’intenzione di proseguire la sua esplorazione lasciando lì il mago, il ranger nano che digrignava i denti con fare minaccioso e il guerriero che alzava la sua spada come avvertimento, essendo pronto a difendere i confini con l’unico atteggiamento che conosceva cioè la violenza.

Forse il chierico non si rese bene conto della situazione di pericolo in cui si era trovato, vista la cattiveria dei personaggi da lui incontrati al ruscello. Mentre si inoltrava tra gli alberi una vocina all’orecchio, o forse al cuore,  gli diceva di cercare di capire un po’ di più il motivo per cui lo avevano voluto frettolosamente mandare via.

Silenzioso scese dalla groppa di Unibianco, si nascose dietro un cespuglio di bacche, nei pressi del ruscello e si mise in ascolto.

Udì la conversazione:  il nano chiese al mago:  “Hai terminato di mettere a punto la formula? Voglio diventare ricco!” Il mago rispose prontamente: “ Certo, presto ne vedrai l’effetto, al calar del sole cancelleremo le stagioni! Sarà sempre inverno, il ruscello smetterà di erogare acqua e quella che c’è ghiaccerà affinché tu possa individuare tutto l’oro! ” Il nano entusiasta con un ghigno perfido aggiunse: “ Allora l’ecosistema sarà compromesso, gli animali a poco a poco moriranno di fame, ci saranno altre conseguenze? Bah a noi non importa nulla, l’essenziale è diventare ricchi…il resto si vedrà!”

Colostro non poteva permettere che tutto divenisse freddo. Sarebbe stato un inverno perenne: le rondini e i passeri non avrebbero potuto mangiare dal terreno né i frutti sarebbero maturati dagli alberi. Gli insetti non si sarebbero cibati della fine erba primaverile. Non avrebbero bevuto la rugiada. I cervi e tutti gli altri animali sarebbero stati in difficoltà. Tutto sarebbe morto con loro.

In un attimo il cuore gli suggerì cosa fare, mandò l’unicorno ad avvertire gli animali di cercare di mettersi in salvo. Doveva riuscire a sgominare definitivamente il terribile piano perverso.

Decise di provare con il suo amuleto a trasformare il pensiero in realtà. Si concentrò, ringraziò per tutto l’amore che aveva nel cuore e elaborò una soluzione; lentamente bevve una goccia del liquido contenuto nella boccetta che portava al collo e attivò il pensiero per la trasformazione.

Immediatamente, in alto sulla montagna si accesero dei falò che attirarono l’attenzione del nano, del mago e del guerriero. No, non ci voleva il fuoco che contrastava con la loro idea di far calare l’inverno perenne su quella zona! Corsero istintivamente su per la irta salita per vedere cosa avesse generato quella combustione. Sul sentiero delle crepe si aprirono sotto i loro piedi e come su di una botola, i tre vennero catapultati all’interno di una grotta e una piccola frana ne richiuse l’ingresso. Chissà se i tre un giorno sarebbero riusciti a trovare una via di uscita dentro quella montagna.

Il finale della storia

Confinando quei loschi personaggi sotto terra, il pericolo immediato fu scongiurato.

Unibianco tornò presto da Colostro. Per lui quell’animale magico era una compagnia e un aiuto meraviglioso. Era importante riprendere il viaggio con la certezza di aver contribuito a salvare quell’ambiente che era un ecosistema perfetto, dove gli animali e le creature viventi avrebbero potuto vivere e prosperare.

La partenza alla ricerca di una nuova comunità con la quale condividere le conoscenze era necessaria, ora lo sapeva.

Il pensiero sarebbe diventato realtà.

Colostro avrebbe portato questo messaggio ovunque nel mondo per aiutare tutte le persone buone a realizzare i propri desideri di felicità.

Monica Brunettini

 

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