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Tolleranza
Spiritualità

LA TOLLERANZA

L’argomento “Chiesa” è molto delicato, sapevo di gettare un sasso nello stagno e muovere le acque. Ciascuno di noi ha le proprie esperienze di vita, tutte apprezzabili ed accettabili. Su questo argomento si può andare da un’adesione quasi cieca ad un rifiuto totale: dipende dall’educazione ricevuta, dagli ambienti frequentati, dalla propria istruzione sulla materia in oggetto; tutti elementi che vengono prima della possibilità di una scelta libera e consapevole. Ma quasi sempre arriva poi il momento in cui uno si interroga e mette in discussione tutto, non solo su questo argomento. Dai commenti posti sull’editoriale si evince che ci sia, come è naturale, una diversità di pareri, anche se la quasi totalità si trova d’accordo su quanto ho scritto; non vorrei mai solo per una forma di benevola adesione o peggio per un disimpegno nell’interrogarsi sulla propria posizione.

Quello che ora possiamo chiederci è: può esistere, su questo argomento, una forma di pensiero che può essere condiviso da tutti pur con opinioni diverse? Anche fra chi, ad esempio, si dichiara ateo e chi abitualmente va in chiesa? Sarebbe interessante avere una risposta nei commenti da ciascuno di noi, ma intanto esprimo io qualche considerazione.

La prima condizione per cui ci possa essere una unità sostanziale è il rispetto delle opinioni degli altri, opinioni, anche quando si parla di spiritualità, che siano aperte e non chiuse da steccati insormontabili del tipo: io ho la verità, gli altri sono nell’errore. La Chiesa è certamente uno degli strumenti per coltivare la spiritualità, ma ci chiediamo se siamo in presenza di apertura o di chiusura.

La parola “Tolleranza” la vogliamo interpretare non come sopportazione, ma come apertura e rispetto delle esperienze altrui. Negli editoriali precedenti si parlava di “crollo delle chiese” e gli argomenti portati erano proprio a motivo degli steccati insormontabili che tutt’ora presenta la dottrina della chiesa. “Extra ecclesiam nulla salus” , cioè “fuori dalla chiesa non c’è salvezza”: è il dogma fondamentale da cui parte tutta la dottrina. Il dogma è qualcosa di indiscutubile ed assoluto, al di là di qualsiasi spiegazione razionale, esattamente come i dogmi di questo periodo provenienti dai vari governi in tema di sanità. Per questo motivo si parlava di crollo delle “chiese”, non di crollo della “chiesa”, identificando come “chiesa” ogni struttura-istituzione che si fonda su di un autoritarismo che va oltre le logica e la razionalità.

Nella nostra epoca moderna in cui l’istruzione è avanzata, in cui la comunicazione è diffusa, è inconcepibile ogni dogma, in quanto è intrinsecamente contro la Verità. Non tarderà ad essere smantellato il dogma “covid” così come si sta distruggendo da solo il dogma ecclesiastico.

L’unico pericolo in questo avanzamento di civiltà è che venga buttato via il bambino assieme all’acqua sporca. Non va dimenticato ad esempio che la chiesa si ispira al messaggio di Gesù, un messaggio eterno e quanto mai attuale, ma la cui riscoperta mette a nudo le stortura di una dottrina dogmatica che di evangelico non ha niente; una dottrina dogmatica che per altro molti non considerano, gurdando solo alla figura di Gesù. Per questi motivi, quando parlavo di Mons. Viganò, distinguevo fra le critiche giustissime che questo prelato fa ai governi e la sua impostazione religiosa ancora fondata su dogmi di intolleranza ed esclusione.

Se avremo ancora spazio in questi editoriali (non abbiamo il Zucchino censore…) avremo modo di approfondire questi concetti, scoprendo insieme anche il nesso che c’è fra la moderna scienza e la spiritualità più vera, per coltivare la quale la figura di Gesù può essere uno degli aiuti. Se può essere utile, potremo vedere anche la descrizione dello stravolgimento che il messaggio di Gesù ha avuto nei secoli per esclusivo motivo di potere, in modo da saper distinguere fra il bambino da salvare e l’acqua sporca da buttare.

 

 

 

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