Il segno degli anni
È arrivata la fine del 2023 e siamo già prepotentemente entrati nel 2024: gli anni corrono e lasciano il segno
Che anno è stato il 2023…
Che anno è stato il 2023? Un anno che personalmente considero un poco strano, anomalo. Lo definirei: l’anno dell’assestamento.
Forse perché arrivato dopo un triennio pesante, che ha inciso fortemente sulle nostre vite. Un triennio, il 2020-2021-2022, in cui siamo stati costretti a fronteggiare nuove condizioni di vita: la limitazione delle libertà, la paura usata e abusata del rischio di contagio, la confusione per le notizie incalzanti, i numeri esorbitanti che, ondeggiando, variavano di giorno in giorno, il sospetto di falsità, la perdita della verità. Dubbi amletici hanno turbato le menti: a chi credere, a chi non credere? E poi la ripresa della vita normale, che così non si poteva più definire, essendo stata stravolta.
Un salto all’indietro..
Facciamo un cammino all’indietro, ripensiamo al tempo del coronavirus. Chi mi conosce sa che amo poco tornare al passato, preferisco guardare avanti. Tuttavia considero ogni esperienza un elemento prezioso per procedere e realizzare il cambiamento. Mi piace riflettere su ciò che è stato e coglierne i lati migliori. Soprattutto quando ciò che ho vissuto “ieri” è stato forte, ha lasciato segni pesanti, quelli che comunque io considero maestri di vita..
Da questa drammatica esperienza sono emersi cambiamenti che ognuno ha vissuto in modo assolutamente personale, condizionato dal proprio sentire, interiore ed esteriore. Ebbene credo che la vita al tempo della pandemia ci abbia offerto una grande possibilità di imparare. Nostro malgrado, ci ha indotti ad un bellissimo esercizio, un esercizio di introspezione. Così abbiamo imparato a fermarci, a considerare, a guardare in noi stessi, alla nostra interiorità, abbiamo riscoperto la nostra anima.
Scomodo Sant’Agostino per trarre spunto, nella mia riflessione, dalla sua saggezza. Egli affermava che” in interiore homine habitat veritas” cioè “nell’intimo dell’uomo risiede la verità”, per dare un senso a ciò che accade intorno. Anche vacillando, messi di fronte al potere che si scontra contro il nostro modo di essere e ci obbliga ad un dialogo con la realtà profondamente mutata nell’aspetto e nelle forme, possiamo reagire e imparare. Possiamo dare un nome e un senso al nostro vissuto.
Senza dubbio siamo stati calati in una realtà esteriore anomala, fallace… alla quale si è potuto resistere con minor fatica facendo affiorare la nostra capacità introspettiva, rimanendo nella nostra interiorità.
Costretti ad interrompere le relazioni sociali, limitati nelle uscite, impauriti dallo spettro della morte, ci siamo sentiti meno liberi nelle scelte legittime. Soprattutto abbiamo dovuto fare i conti con la solitudine: soli con la propria famiglia, a volte soli tra le mura di casa. Ma questo senso la solitudine ci ha parlato. Chi l’ha ascoltata ne ha sentito la potenza.
C’è una domanda che, nella difficoltà e nello smarrimento o quando ci troviamo in situazioni estreme, aiuta molto…
Solo difficoltà o anche opportunità?
Ecco allora che fatto tanto pesante come la pandemia può aver spinto ognuno ad interrogarsi, per ritrovare se stessi.
Anche eventi dolorosi e sconcertanti racchiudono in sè qualcosa di positivo.
Si dice che una difficoltà possa essere superata se la si trasforma in un’opportunità.
Ebbene… Priprio dal modo di vivere la mia personale solitudine è nata per me l’opportunità di trasformarla: la mia solitudine è diventata fonte di riflessione, silenzio interiore, ascolto, preghiera comune per alzare le vibrazioni, arma pacifica per non lasciarmi sovrastare dalla paura della malattia e della morte e permettermi di distinguere la realtà dall’immaginazione, il bene dal male. Come me molti amici hanno reagito in tal modo. Ci siamo confrontati per arrivare a riconoscere che abbiamo imparato o migliorato la capacità di restare soli con se stessi, traendone grande beneficio. Senza sentirsi isolati.
Poi è arrivato questo 2023 …
Terminato il tempo del disastro, lungo nel suo protrarsi, è arrivato il 2023. Foriero di speranze e promesse, vento nuovo di rinascita dopo la batosta epidemica. Ci siamo riadattati. Come sa fare l’essere umano, quando viene compito da sciagure: lotta, si rialza, riparte.
Che abbiamo fatto? Ci siamo ripresi in mano le nostre vite, alcuni con qualche mancanza, altri con il vuoto lasciato da dolorose perdite, altri ancora con danni materiali o danni fisici legati alla pessima situazione sanitaria, a scelte ritenute scellerate, ma si sa, del senno di poi…
Per tanti l’arrivo del neonato 2023 è coinciso con il ritrovare la speranza, la forza, la gioia di essere usciti da un inferno!
Che cosa serviva all’umanità?
Fare chiarezza, era ciò che ci serviva. Non lasciandoci sopraffare dalla lentezza e dallo scorrere del tempo infinito è stato possibile acquisire o riscoprire consapevolezze: sulle nostre fragilità, sulla nostra insicurezza ma anche e soprattutto sulla nostra forza, espressa con il potenziale umano che è dentro ognuno, caratterizzato da valori importanti: l’attenzione al vicino, l’amicizia, la solidarietà, la gentilezza, la tenerezza… Si sono moltiplicate le azioni valoriali, grande potenziale del progetto di vita che caratterizza la vita di molti.
Sono stati riscoperti e portati alla luce valori e beni che forse erano stati un po’ dimenticati. Stati d’animo che dal nuovo anno 2024 possono diventare modelli di vita.
Nella nostra memoria e nella vita di ogni giorno che cosa si salverà?
Potremo salvare la speranza che nascano nuove occasioni di umanità, di riflessione sulla fragilità umana, sui nostri limiti, sull’inutile ricerca della materialità ma anche sull’ immenso valore che hanno umiltà, comunione, solidarietà, coraggio, generosità.
Potremo utilizzare tutto questo come mattoni per la costruzione di un tempo rinnovato, che permetta di trovare slanci verso nuovi orizzonti di vita a cui tutti dobbiamo guardare con cuore nuovo, con cuore aperto.
Questo è il mio augurio!
Buon anno nuovo… che sia un 2024 di prosperità spirituale per ognuno di noi!
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