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Scuola e Formazione,  Spiritualità

LA NECESSITA’ DI UNA STORICA RIVOLUZIONE CULTURALE

E’ incredibile come la maggior parte della popolazione si sia affidata, in questa circostanza-covid, alle direttive di governanti palesemente in danno alla popolazione stessa, senza nemmeno metterle in discussione. Da dove viene una così esagerata sfiducia in se stessi e un affidarsi ad interventi esterni?

Siamo in grado di dare una risposta ben precisa, una risposta che dobbiamo avere la pazienza di trovare nella nostra secolare storia, partendo da parecchi secoli indietro.

Cosa ci dice e ci insegna la storia?

Dopo il crollo dell’impero romano era iniziato un periodo di incertezze e paure in bilico fra carestie e morte, tra le rovine di un sistema logico, ordinato, globale e la crescita di un altro sistema irregolare, caotico e sempre più frammentato. In questo contesto inizia il Medioevo, la cui principale caratteristica fu l’ascesa della chiesa, che si presentava come il nucleo di un nuovo impero, basato su strutture rigide e gerarchiche come le precedenti.

La cultura antiumanistica religiosa

Era però diversa la filosofia di base: la chiesa si presentava come intermediaria tra uomo e Dio e con ciò si imponeva come realtà indiscutibile, assoluta e unica àncora di salvezza per l’uomo. Questa visione si distaccava dalla cultura greca che concepiva una ricerca completamente capace e autonoma. Per Sant’Agostino, il principale rappresentante della filosofia cristiana, l’uomo è considerato come una realtà imperfetta che ha continuamente bisogno di sostegno da una forza esterna e superiore a lui: quel Dio che illumina la mente umana con un’apposita rivelazione, che fa scoprire all’uomo una Verità indipendente e superiore. L’alternativa tra cui scegliere sarebbe l’”uomo vecchio” che vive secondo la carne ed il peccato insiti nella natura umana e l’ “uomo nuovo” che accoglie la verità ed i precetti che gli dà la Chiesa in nome di Dio.

C’è una costante scissione tra materia e spirito, mente e corpo, sacro e profano tipica dell’uomo medioevale che, solo denigrando i propri piaceri, il proprio corpo e la vita terrena può ricevere la spirituale grazia divina. L’attuale dottrina cristiana non si è mai discostata da questa impostazione dogmatica (non evangelica…) che ha contribuito anche alla persecuzione e alla distruzione di tutto ciò che non era su questa linea.

La nascita dell’umanesimo

Attorno al ‘400 si sviluppa il movimento culturale dell’“umanesimo”, che nasce dalla riscoperta delle filosofie di Aristotele e soprattutto di Platone. Per questi antichi pensatori, la dignità dell’uomo non proviene da un perdono o da una grazia accordati dall’esterno, ma è intrinseca alla natura umana: lo spirituale senso del divino ed il desiderio d’infinito sono intimamente legati nella coscienza. Il divino è immanente all’anima unitamente al cosmo, come un tutt’uno che si divinizza interiormente. Nasce in tal modo una visione cosmica e spirituale che fa insieme appello alla trascendenza e all’immanenza.

La ritrovata dignità dell’uomo

La divinità è interna a ciascun essere e l’uomo, infine, è il microcosmo che in sé ritrova le note del macrocosmo. Centro dell’universo è quindi Dio, ma anche l’uomo. Da qui deriva la visione antropocentrica tipica dell’umanesimo, il riconoscimento della dignità dell’uomo sul fondamento della libertà della mente e della sua capacità ad assimilarsi al cosmo e a Dio stesso.

Antitesi fra teologia e scienza

Questa ritrovata fiducia in se stesso e nelle proprie capacità umane aprì la strada alla scienza moderna, non senza scontrarsi, com’era prevedibile, con le impostazioni dottrinali che vedevano la filosofia e la scienza “ancilla theologiae”, a servizio della teologia, e quindi, in quel momento, della dogmatica. I casi di Galileo Galilei,di Giordano Bruno e dell’inquisizione sono emblematici. Anche per questo motivo, lo sviluppo della scienza da questo momento prese a discostarsi sempre più dalla teologia, per non incorrere negli strali e nelle condanne delle istituzioni, ancora molto condizionate dal potere temporale.

In questo contesto si risveglia un nuovo interesse per la natura, non più vista però, come era stato ai primordi della nostra civiltà, come un universo organico, vivo e spirituale: questa visione sarebbe andata inevitabilmente ad invadere un campo religioso di cui la Chiesa era troppo gelosa. La via d’uscita non poteva che consistere nel considerare il mondo come una macchina in cui tutto funziona in base a principi propri. Si ponevano le basi per la scienza sperimentale moderna: Galilei, Copernico e Newton furono decisivi nell’impostare una nuova mentalità di stampo tecnico e scientifico. Si tratta di quella visione del mondo, che chiamiamo “meccanicistica”, che divenne la base del paradigma che ha dominato la cultura occidentale negli ultimi secoli.

Conseguenze della scissione di teologia e scienza

Le conseguenze culturali di questa scissione sono ancora presenti nella nostra cultura di base: da una parte una visione religiosa che colloca la divinità fuori di noi, con un Dio padre-padrone giudice severo da supplicare, togliendo quindi una base per una fiducia in se stessi in quanto persone umane. Dall’altra parte una impostazione scientifica che elimina i valori psichici ed interiori dell’uomo in quanto non misurabili meccanicamente.

Potremmo definire questa visione come “antiumanesimo” se consideriamo gli eventi che l’hanno accompagnata: sono quegli orrori di disumanità che tutti conosciamo (guerre, distruzione della natura ecc.) dove è più facile vedere negli esseri umani la caratteristica di crudeli predatori piuttosto che quegli esseri civili e responsabili descritti dalla tradizione umanistica. Ed oggi, arrivati alle “fine dei tempi” (come la chiamano numerosi sapienti di ieri e di oggi) il colpo di coda di questo antiumanesimo lo osserviamo dalle asserzioni di questa pseudo-scienza e dall’asservimento della popolazione ai nuovi padroni.

Ritornare alle intuizione dell’umanesimo rinascimentale

Mai come in questo periodo si sente quindi la necessità di una autentica e profonda rivoluzione culturale, che ci faccia cogliere di nuovo le intuizioni dell’umanesimo rinascimentale. Occorre superare la cultura pre-covid, quindi senza nostalgie del “mondo di prima”, sia in campo spirituale che in campo scientifico; Si eviterebbe così di cadere sia negli errori “religiosi” del Medioevo che negli errori “meccanicisti” dell’età moderna.

 

Ebbene, la luce in fondo al tunnel esiste, quella che ci viene data dalla nuova scienza quantistica, che concilia perfettamente l’ambito spirituale con quello materiale e che ci dà le basi per una ritrovata fiducia in noi stessi e nella Vita. Se dovesse succedere, sarebbe davvero un’autentica nuova rivoluzione copernicana!

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