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Rubrica ARTE ed ARTISTI

Il cesto di frutta

L’idea del cesto di frutta come arte, mi torna in mente pensando a un esercizio “artistico” che una splendida maestra delle elementari fece fare a mio figlio.

Durante il periodo “covid” ero molto attiva nel seguirlo nei suoi esercizi e compiti in quanto, dopo averli ricevuti in modo elettronico attraverso i mezzi informatici, dovevamo rimandarli con le stesse modalità e quindi veniva richiesto il mio “supporto”.

L’idea proposta dalla maestra era di prendere tutta la frutta e la verdura presente in casa in quel momento per comporre un ritratto. Una volta fatto l’assemblaggio a piacere, veniva scattata una foto del lavoro svolto.

imitazione di Giuseppe Arcimboldo in un piatto

Un compito divertente e fantasioso accompagnato da un video di un artista, Giuseppe Arcimboldo che utilizzò con grande successo la frutta e gli ortaggi per eseguire ritratti nella pittura rinascimentale. Questo episodio e il racconto che vi ho fatto, mi è tornato in mente visitando la mostra di Caravaggio presente in Asti in questi mesi.

Caravaggio fu addirittura il pittore che “inventò” la natura morta, con la prima natura morta della storia dell’arte, concentrandosi esclusivamente sull’oggetto dipinto, in questo caso un cesto di sola frutta, con ampio studio della luce e dei chiaro scuri.

Arcimboldo invece rappresentava in modo grottesco ed enigmatico persone con frutta, fiori e ortaggi.

pittura ritratti con frutta

I due artisti non hanno che un collegamento:  la frutta nelle case.

Perché la frutta è protagonista

Chi non ha un portafrutta in casa? Arricchisce il centro tavola in cucina con colori e abbinamenti. Il cesto di frutta è sempre diverso a seconda delle stagioni.

Da sempre in antichità era il dolce a fine pasto. Sulle tavole dei Romani era presente in abbondanza. La frutta era costosa e aveva necessità di essere conservata in diversi modi affinché fosse durevole e buona. Per esempio l’uva era immersa in acqua fresca e racchiusa in vasi sigillati. Le mele venivano immerse in un liquido e tenute appese in un ambiente fresco.

Tuttavia, il frutto senza dubbio più abbondante e disponibile già nell’Urbe romana era il fico: Seneca lo riteneva la base dell’alimentazione romana, assieme al pane.

“Il pranzo è ridotto al minimo indispensabile; è pronto in un’ora, non mancano mai i fichi secchi (…); i fichi, se ho il pane, fanno da companatico, se non ce l’ho, da pane.”
Seneca – Epist. LXXXVII, 3

La sua abbondanza doveva essere giustificata dal costo piuttosto modesto e faceva parte dell’alimentazione quotidiana anche delle classi più umili. Possiamo trovarli nelle commedie di Plauto come cibo essenziale se non quasi esclusivo dei meno abbienti (Plaut. Rud. 764). Persino gli schiavi se ne cibavano in gran quantità, infatti a Roma si era soliti diminuire il vitto quando i fichi maturavano. Era possibile procurarsene con facilità, almeno fino alla piena età imperiale, quando il consumo smodato e l’enorme popolazione dell’Urbe rese necessaria l’importazione da altre regioni.

Tornando al nostro cesto, che sia esso di fichi e uva e mele come la meravigliosa opera del Caravaggio, oppure di arance, noci o altro, furono tanti i pittori che si cimentarono nel dipingere i frutti e ortaggi cercando di catturare la profondità e la luce. Non tutti sanno che ogni frutto nasconde un messaggio, spesso religioso.

Caravaggio  fu preciso e dedito alla veridicità assoluta con la sua tecnica del chiaro scuro, nel dipingere la canestra di frutta che fu la sua unica e completa natura morta rinvenuta. L’interpretazione profonda dell’opera è che se la si osserva da sinistra verso destra, si può vedere che inizialmente i frutti sono appena colti e freschi, verso la destra si intravede la foglia appassita e la maturità per arrivare al memento moris, la fine della vita.

La mostra di Asti, a Palazzo Mazzetti, dal 25 novembre 2023 al 7 aprile 2024, contiene numerose opere di altri artisti che affiancano il famoso “la canestra di frutta”, commissionata dal Cardinale Federico Borromeo alla fine del Cinquecento, che solitamente è visibile a Milano presso la Pinacoteca Ambrosiana.

Ogni frutto ha una storia e un significato, tutto da scoprire nella mostra.

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