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La cultura è davvero così importante?
Rubrica FRASI ISPIRATRICI

La cultura è davvero così importante?

LA CULTURA È DAVVERO COSÌ IMPORTANTE? 

 

Talvolta basta una frase saggia per far scaturire domande. Quella di oggi è  LA CULTURA E’ DAVVERO COSI’ IMPORTANTE?

Mentre assaporo il caffè del mattino, scorrendo pagine di FB, mi compare questa massima  tratta dalla cultura asiatica. Un un detto che Zygmunt Bauman ha utilizzato più volte. Focalizzo importanza dell’informazione. Allora, in coerenza, mi informo e ripasso le note su questo saggio. Semplice…Basta fare ricerca “googlerando”, come dicono i miei ragazzi! Ora ricordo: Bauman, filosofo e studioso, era polacco di origine ebrea. Egli ha vissuto la tragedia dell’Olocausto, la fuga dalla Polonia ed ha formulato importanti teorie mettendo in relazione  la cultura della modernità e il totalitarismo. Ha lasciato frasi e aforismi diventati celebri.

Se pensi ai prossimi 100 anni istruisci le persone ” è la frase che più mi attrae. E allora penso alla bellezza del sapere.

LA CULTURA È DAVVERO COSÌ IMPORTANTE ?

La risposta è per nulla scontata. Sono tempi difficili i nostri, in merito a questa considerazione! Velocità, individualismo, superficialità e basse frequenze sottraggono energie da dedicare a questo immenso bene.

Beh certo! Ai tempi della scuola è difficile pensare alla potenza della cultura! Si è giovani, le passioni sono altre… Poi crescendo si scopre che la cultura è la condizione che definisce ogni società umana. Se una società funziona bene è grazie alla sua cultura, se non funziona in modo corretto è per mancanza di sapere. La cultura permette all’uomo di formare e custodire uno spirito critico, per evitare di sottomettersi al conformismo, a ciò che è convenzionale negli atteggiamenti e nel pensiero che altrimenti rischia di diventare “pensiero unico”. E magari ci si ravvede e si inizia a leggere, a scoprire, a creare proprie conoscenze, ricercando informazioni. Una bella cosa per noi esseri umani e “sociali”.

La cultura è un bene indispensabile nella vita quotidiana. È un tesoro che si costruisce nel tempo. Ci lascia insegnamenti preziosi lungo il corso della vita, valori che rimarranno in noi, per sempre. Vale la pena praticarla.

Questo è il mio pensiero… ma voi che pensate? Attendo i vostri commenti…

Flora Crosara

8 Comments

  • armando bersan

    CULTURA è:

    • cultura letteraria, musicale, artistica
    • conoscenze, competenze o credenze
    • cultura contadina, cultura urbana, cultura industriale
    • la vita di una determinata società in un dato momento storico: il Quattrocento; lì’Illuminismo
    • la storia della cultura di un popolo
    • aspetti della etnologia, sociologia e antropologia
    • archeologia e storia dell’arte
    • sistemi di vita; cultura del turismo cultura dell’accoglienza,cultura dell’alimentazione
    • ed altro ancora.

    La cultura è una parola usata e abusata. Cultura non è solo fare scienza, arte, medicina, cinema, filosofia, Cultura è anche studiare, lavorare in fabbrica, svolge azione culturale la donna che sta a casa, la madre , il padre, il prete, il maestro,.

    Essi creano veramente la forma di vita, fanno cultura, esattamente come un letterato, un giornalista, con la stessa dignità.
    Scrivere un libro è fare cultura tanto quanto crescere i figli, come andare in chiesa o non andarci, come ci si mette davanti alla televisione o come si legge un giornale.
    Cultura è la forma di tutte le ore, di tutti i giorni, i mesi, gli anni della nostra esistenza.

      • Filomina Danca

        Se non è la cultura, “muore lentamente” tutto intorno a noi. La cultura ci serve studiata ed insegnata dall’asilo nido fino a quando si va nel cimitero. Altrimenti crolla tutto e diventa come torre di Babele. Non si può vivere senza avere la cultura, l’arte e la storia.

  • Monica

    La cultura vera è comprendere, fare nostre le cose, non a livello di accumulo delle nozioni ma implementare conoscenze per avere più coscienza. Ci sono persone che sanno molte cose ma non comprendono ciò che hanno dentro e restano sulla superficie.

  • armando bersan

    Per coerenza e per completezza al mio primo contributo pubblico per intera la fonte dalla quale ho ricavato il mio scritto che ovviamente mi ha trovato d’accordo e ho fatto mia.

    Una intervisa a Giovatti Testori.

    In una una conversazione di Giovanni Testori con il Centro Culturale Don Ettore Passamonti di Biassono nel 1980 Giovanni Testori ci da una sua visione della cultura..
    Giovanni Testori fu scrittore, drammaturgo, pittore, critico d’arte, poeta, regista, attore: difficile definire in una parola Giovanni Testori, uno dei più importanti e discussi intellettuali italiani del Novecento. Nato a Novate Milanese il 12 maggio 1923
    Dopo tre anni di malattia, Testori muore il 16 marzo 1993, quando oltre 800 articoli si erano andati ad affiancare ai suoi celebri drammi, romanzi e studi critici.

    Ci colpisce il suo percorso che va dalla cultura vissuta settorialmente , per specialisti che non fa trovare “ne’ felicita, ne’ piena espressività” all’ arrivo ad una cultura che sorge dalla scoperta del bisogno elementare di ogni io! La stessa conclusione che ci ha comunicato Don Giussani che per parlare di cultura ci mimava il gesto della contadina che tirava fuori dal terreno la carota esclamando “quanto e’ grande Dio!” Buona lettura
    Che cos’è la cultura? E’ una parola che si è usata, si usa e della quale si abusa spesso, senza che nessuno abbia più il coraggio di misurare che cosa significhi e che cosa sia oggi fare cultura.
    Normalmente si crede che cultura sia, settorialmente, fare scienza, arte, medicina, cinema, filosofia, queste secondo le definizioni assolutamente parziali della cultura in cui viviamo, per cui ci sarebbero alcuni privilegiati addetti a proporre agli altri questa loro conoscenza, lo sviluppo di questa conoscenza nei vari settori. Il resto dell’umanità, quello che lavora, studia va in fabbrica, la donna che sta a casa, la madre , il padre, il prete, il maestro, non farebbe cultura. Se cultura fosse ciò, si assisterebbe ad una separazione che è contro il principio stesso di cui di è parlato all’inizio, che vivo, proprio per sua natura, proprio perchè Dio vi ha messo il suo sigillo, in ogni uomo.
    Cultura è la forma, non in senso estetico ma intesa proprio nel significato biblico, cioè la forma creata, che assume in un determinato momento della storia la conoscenza e la coscienza religiosa, perchè non può essere altrimenti che religiosa, dell’uomo
    In questa definizione, una madre, un padre che realizzano la propria famiglia, un operaio che lavora, se viene data loro la coscienza o la conoscenza dell’essere madre, padre, operaio, se non si compie su di loro l’azione terroristica di considerarli in uno stato subalterno, creano veramente la forma di vita, fanno cultura, esattamente come un letterato, un giornalista, con la stessa dignità. Non esiste la possibilità di separare, nel peso, nel valore, nella grandezza, la forma che un operaio dà della propria coscienza d’essere operaio e di come svolge questo suo atto di cultura, dalla coscienza che un romanziere ha dello scrivere un romanzo. Nel momento in cui uno dei due si crede determinato in questa forma totale che è la cultura …dalla coscienza che un romanziere ha dello scrivere un romanzo. Nel momento in cui uno dei due si crede determinato in questa forma totale che è la cultura, si opera una prima lacerazione, un primo atto di terrorismo. Le differenze sono le voci diverse di un unico coro. La definizione di cultura che ho dato può sembrare nuova, inedita credo che sia rivoluzionaria nel senso della speranza. Lo dico non per accontentare tutti, ma perchè credo che cultura sia scrivere un libro come crescere i figli, come si va in chiesa o come non si va, come ci si mette davanti alla televisione o come si legge un giornale. Cultura è la forma di tutte le ore, di tutti i giorni, i mesi, gli anni della nostra esistenza, sentita come rapporto di comunione, come rapporto totale di uomini che sono chiamati a costruire la loro storia, il tessuto di speranza e non il non senso di lacerazione e di una disperazione. Ciò che stiamo facendo stasera e la proposta che vi è stata fatta è proprio un atto di cultura in questa direzione, tanto è vero che non si privilegia nessuno. Questo riconsiderare la possibilità di una vita diversa, nuova, pienamente umana di un paese, al di fuori dei modelli imposti dall’altra cultura, è proprio nel senso che ho cercato di dire..Questa proposta è un atto di cultura di una comunità che si ritrova per dare una forma alla vita del paese, un cui tutte le possibilità di ognuno concorrano dialetticamente, non nella dialettica della materia, ma della totalità del mondo, non in quella del consumo, ma in quella dell’amore, della giustizia, della speranza che sono in ognuno di noi e nella nostra comunità…Io non ho fatto altro che rendere esplicita l’immagine di cultura che già nella vostra proposta è contenuta e che ora comincia a nascere, a balbettare, a muoversi in questa direzione nuova, veramente umana, nel riconoscersi fratelli, dentro il disegno che siamo chiamati ad incarnare, secondo il volere del Padre
    Giovanni Testori, Biassono 20 marzo 1980

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