MASSIMO IMPEGNO E MASSIMA LIBERTA’ – 2.
Oltre la mente
Le considerazioni che abbiamo già fatto – massimo impegno e massima libertà 1. – ci facevano capire come occorre oltrepassare la mente, inserendoci in lunghezze d’onda quali quelle della musica, della meditazione profonda, della compassione, dell’estetica, della poesia. Uno stato che può essere indotto dalla visione di un panorama, di un tramonto, dalla recita ripetitiva di un mantra o di un rosario, da una danza.
Comprendiamo allora come la “compassione” è contemporaneamente una forza della natura e un’esperienza emozionale. Comprendiamo come una Madre Teresa di Calcutta abbia raggiunto eccelse vette di umanità, vivendo la sua “compassione” al di fuori degli schemi teorici religiosi. Comprendiamo lo scienziato Heisemberg, quando ebbe la sua illuminazione non dai ragionamenti con i suoi colleghi scienziati, ma dall’ascolto di una musica di Bach, affacciato su di un bosco. Comprendiamo il romanzo di Dominique La Pierre “La Città della gioia” dove, nella miseria dei sobborghi di Calcutta, il protagonista ritrova se stesso nei valori della solidarietà e della compassione. E io comprendo le mie emozioni quando cantavamo insieme i salmi all’interno della mistica cripta della cattedrale.
Superamento dell’ego
Le esperienze emozionali, che occupano così gran parte delle nostra vita, non potevano non avere un posto primario in un ambito fondamentale come quello della spiritualità. Non possono essere tuttavia sufficienti se con la nostra azione ed i nostri pensieri vogliamo influire sulla trasformazione della realtà: è necessario che il punto di partenza sia il superamento dell’ego.
Occorrerebbe un volume per descrivere le conseguenze di questa affermazione ed i suoi risvolti pratici. Ci basti pensare all’identificazione che dovremmo darci: la scienza ci parla della nostra identificazione con l’Energia universale; da qui la necessità di conformarci al “grande disegno” che accompagna lo sviluppo dell’universo-macrocosmo con gli stessi criteri del nostro piccolo microcosmo-persona umana.
Conformarci al “grande disegno”
In questo senso possiamo definire il nostro concetto religioso di “Provvidenza”, inteso come abbandono, un “lasciarsi andare” lungo la corrente del fiume della storia personale e umana. Questo non equivale al fatalismo, nel momento in cui siamo consapevoli che il disegno si sviluppa anche attraverso la nostra azione, nel tempo e nel luogo in cui la Vita ci ha posto. Nell’immenso puzzle dell’universo, anche il piccolo pezzo della nostra parte ha il significato e l’importanza di qualsiasi altro pezzo; sarà attraverso la massima fedeltà al nostro compito che ci realizzeremo come persone e ci inseriamo perfettamente nel disegno.
Un impegno senza ansia, nella libertà
L’equilibrio sta nel realizzare il massimo impegno con la massima libertà: massimo impegno perché facciamo parte del Disegno e questo non può quindi fare senza di noi; massima libertà perché il risultato non appartiene ad una comprensione razionale, nella sicurezza che la corrente del fiume conduce all’oceano della perfezione e quindi della felicità.
Scienza e spiritualità
Per giungere a queste considerazioni, che reputo come una delle massime espressioni della spiritualità, non siamo partiti dal Vangelo o dai Veda o da altri libri sacri, ma dalla scienza. Nel momento in cui in essa ci dice che la nostra più intima essenza è la relazione e l’interconnessione con tutti e con tutto, l’Amore diventa il valore assoluto. Amore inteso come l’opposto dell’ego, come consapevolezza di far parte di un’armonia e di un equilibrio già presenti e che siamo chiamati a realizzare nella nostra vita.
“Fede” non “fatalismo”
E’ qui che si attua l’incontro fra scienza e spiritualità, dove la parola “fede” acquista un significato ben preciso. Si tratta di una fede che ha un contenuto di potere: questo atteggiamento infatti è in grado di influire sulla realtà, anzi di trasformarla; ed ha un contenuto di abbandono e fiducia perché il risultato e la meta appartengono non alla sfera di risultati immediati, ma a quel grande disegno già presente nell’universo e dentro di noi, oltre la sfera della mente.
Religioni infedeli
In questa prospettiva può realizzarsi l’unità del genere umano, non attraverso una globalizzazione anti-umana come vorrebbero i poteri forti, ma nella consapevolezza universale della propria fratellanza ed uguaglianza. Certamente le varie fedi religiose possono dare un contributo notevole, a condizione però che vengano eliminati gli steccati, espressione di grande “ego” sociale. Ma esse ancora oggi si muovono proprio nella direzione opposta alla dimensione della solidarietà ed unità. Sarebbe sufficiente la fedeltà al messaggio dei fondatori per vedere crollare le mura delle varie cittadelle religiose che ancora insistono sulla propria superiorità rispetto alle altre.
La nostra storia
La storia ci chiama a far parte di quella folla sterminata che ha già interiorizzato le esigenze e le attese di una nuova umanità che attende il crollo di ogni muro di divisione. Sarebbe meraviglioso che tutti cogliessero quelle grida e lasciarsi andare al flusso della Vita che è onnipresente, come recitano i versi di Tagore:
“La stessa corrente di vita
che scorre nelle mie vene,
notte e giorno scorre per il mondo
e danza in ritmica misura.
È la stessa vita che germoglia
gioiosa attraverso la polvere
negli infiniti fili d’erba
e prorompe in onde tumultuose
di foglie e di fiori.
È la stessa vita che viene cullata
nella cuna oceanica di nascita e morte
nel flusso e riflusso della marea.
Sento le mie membra diventare splendide
al tocco di questo mondo pieno di vita.
E il mio orgoglio viene dall’eternità
che danza nel mio sangue in questo istante”.
One Comment
Liviana Scuncia
Grazie Guido della tua riflessione, del corso della vita che si esprime come dici tu: ” ..,……
consapevoli che il disegno si sviluppa anche attraverso la nostra azione, nel tempo e nel luogo in cui la Vita ci ha posto
“Nell’immenso puzzle dell’universo, anche il piccolo pezzo della nostra parte ha il significato e …………..”
❤️🙏✨