La cecità non è buio totale: la luce vive in ogni sguardo
Un viaggio nella percezione della luce oltre la vista
La cecità non è buio totale. Oltre i miti e le apparenze, scopri come la luce vive ancora negli occhi di chi non vede.
Oltre il mito del buio assoluto
Percezione del mondo senza la vista
Quando pensiamo alla cecità, la prima immagine che ci assale è spesso quella di un buio profondo e ininterrotto. Un’assenza totale di luce, un mondo avvolto nell’oscurità più completa. Questa convinzione, radicata nel nostro immaginario collettivo, è tanto diffusa quanto errata.
La realtà, come spesso accade, è molto più complessa e affascinante di quanto possiamo immaginare, specialmente per noi che abbiamo la fortuna di vedere.
Un recente incontro con Pier, un amico che vive la cecità ogni giorno, ha riacceso in me una consapevolezza che, pur avendola sfiorata in passato, mi ha colpito ancora una volta con la sua disarmante semplicità e profondità: la cecità non è buio totale.
La scienza che illumina la percezione:
La percezione della luce nella cecità
Pier, con la sua consueta lucidità e una pazienza ammirevole, si sforza di far comprendere questo concetto, così difficile da afferrare per chi è abituato alla pienezza della vista.
Non è come ce la immaginiamo noi che vediamo ovvero una vita completamente oscura senza luce. In questa frase c’è tutta la sfida di comunicare un’esperienza sensoriale così diversa dalla nostra.
La scienza della tiflologia, lo studio delle problematiche legate alla cecità e all’ipovisione, supporta pienamente questa prospettiva.
I tiflologi, esperti nel campo, sono chiari:
Il cieco non esiste perché in realtà anche chi è completamente cieco vede delle luci o il variare delle luci e si può parlare di ipovedenza grave o di cecità ma non è il buio completo.
Questa affermazione, per quanto possa sembrare contraddittoria a un primo ascolto, svela una verità fondamentale: la percezione visiva, anche in assenza di una visione “normale”, può persistere sotto forme inaspettate e personali.
Le luci diverse:
un mondo che non è mai nero
Esperienza sensoriale della luce
Non si tratta di un’affermazione poetica o di un modo di dire. È una realtà neurologica e percettiva. Anche in casi di cecità profonda, dove la struttura dell’occhio o le vie nervose sono gravemente compromesse, il cervello può comunque elaborare stimoli luminosi.
Questi possono manifestarsi come flash, bagliori, percezioni di luce diffusa o di movimento luminoso.
Non è la visione nitida a cui siamo abituati, ma è comunque una forma di percezione che rompe il muro del buio assoluto.
Pier ha condiviso un momento cruciale del suo percorso, un dialogo con un tiflologo che ha segnato profondamente la sua comprensione della propria condizione. All’inizio del suo cammino, gli fu detto:
Non esiste il nero totale. Esistono delle luci diverse per ciascuna persona, sono indescrivibili, ma non è un mondo privo di luce
Questa frase, carica di una potente verità, ha aperto a Pier — e, attraverso lui, anche a me — una finestra su un modo diverso di percepire la realtà.
Un universo sensoriale
unico e vibrante
Percezione del mondo senza vista
Le luci diverse di cui si parla sono manifestazioni luminose che variano da individuo a individuo. Possono essere percezioni di chiaro-scuro, di aloni luminosi, di ombre che si muovono.
Sono indescrivibili non perché siano inesistenti, ma perché la nostra terminologia visiva non è sufficiente a catturarne la peculiarità.
Questo significa che il mondo di una persona non vedente non è un’esperienza monocromatica di nero assoluto, ma un universo dove la luce si manifesta in modi inaspettati, creando un paesaggio sensoriale unico e vibrante.
Sfatare il mito del “mondo nero”
Il mondo luminoso dei non vedenti
Il mito del “mondo nero” per un non vedente è difficile da sfatare. È un’immagine che ci è stata instillata fin dall’infanzia, forse dai racconti, dai film, o semplicemente dalla nostra incapacità di concepire l’assenza di vista se non come un vuoto completo.
Eppure, questa percezione errata crea una barriera. Non ci permette di comprendere appieno l’esperienza di chi vive la cecità e in qualche modo li rende “altri”, distanti.
Ma la verità è che il loro mondo, pur essendo diverso, è comunque un mondo che vive nella luce, sebbene una luce percepita in maniera unica.
Una lezione di luce e umanità
Empatia e inclusività sensoriale
Il ricordo di Pier, che ha riportato alla luce della mia mente questa verità, mi ha fatto riflettere profondamente su quanto spesso le cose che all’apparenza sembrano impossibili per una persona priva della vista, agli occhi di chi invece vede, possano essere molto più comprensibili e meno straordinarie di quanto crediamo.
Questa consapevolezza trasforma il nostro sguardo sulla disabilità: non si tratta più di un deficit assoluto, ma di una diversa abilità di percepire e interagire con il mondo.
Comprendere per includere
Consapevolezza sensoriale
Comprendere che un non vedente percepisce delle luci, anche minime o mutate, è un passo fondamentale verso una maggiore empatia e inclusione.
Ci permette di superare la pietà e di avvicinarci a una comprensione più autentica della loro esperienza.
Non sono confinati in un’oscurità eterna, ma navigano in un mondo dove la luce si manifesta in forme che la nostra visione “normale” fatica a cogliere.
Guardare oltre le apparenze
Visione interiore
La storia di Pier ci ricorda che la realtà è spesso più ricca e sorprendente delle nostre immaginazioni limitate.
Ancora una volta, è un invito a guardare oltre le apparenze, a superare i miti e ad accogliere la diversità delle esperienze umane con curiosità e rispetto.
Cosa significa per te sapere che il mondo di una persona non vedente non è completamente buio?
Aspetto la tua risposta nei commenti.
Romina Godino
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