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Scuola e Formazione

La scuola che io sogno (seconda parte)

Mi soffermo a pensare

La scuola che io sogno che cosa deve avere? È inevitabile per me ripercorrere, attraverso la memoria, i percorsi scolastici che ho vissuto da insegnante.

La scuola “moderna” degli anni ’80 -’90

Era la scuola cambiata nel tempo. Facile da amare. La scuola del tempo pieno, della progettazione e dei progetti, della personalizzazione dell’apprendimento, della formazione attiva, dei laboratori, degli staff insegnanti che affiancavano il Preside e, esprimendo creatività e lavoro armonico, proponevano al Collegio dei Docenti linee guida per le attività. Gradite e abbracciate, per concretizzarle poi nelle classi.

Le tematiche erano tutte rivolte a creare consapevolezze e a guidare i ragazzi nelle scelte comportamentali. Si scoprivano Autori significativi e Personaggi che hanno reso grande la Letteratura e che hanno creato la storia.

E poi?  Le Educazioni permanenti:  Ambientale, alla Salute, alla Pace, alla Sessualità, all’Emotività/Affettività. Bellissima l’interpretazione dello Sport come stile di vita sana, mezzo di aggregazione, giusta competizione. Tutte tematiche proposte con strategie e sistemi ad hoc, con la collaborazione e la partecipazione diretta dei ragazzi. Un modo trasversale per creare Cultura.

Vi era attenzione a elementi mai curati nella scuola tradizionale. La scuola era cambiata  in meglio, perchè aveva posto al centro la persona, adattando i metodi. L’ alunno diventava protagonista del proprio percorso di apprendimento: una formula innovativa, affascinante.

So che oggi in alcune classi questa attenzione viene ancora posta, ma in molte altre (troppe a mio parere) si preferisce offrire la lezione frontale e il contenuto, creando una sorta di “travaso mentale”. Un copia e incolla.  Vecchio stile.

La scuola che ho vissuto era la scuola delle compresenze che recuperava tutti, non lasciando indietro nessuno. Bei tempi.

Oggi la società scolastica è molto cambiata. Ciò che rappresentava un “problema” da gestire nella scuola degli anni passati (diversa abilità, provenienza straniera, disagio sociale, dispersione scolastica…) ora è moltiplicato. Allora vi erano ottime risorse economiche, oggi tagli.

La scuola presenta ancora differenze e disuguaglianze che richiedono cura e attenzione da parte dei Docenti ma, paradossalmente, riceve minori risorse economiche da investire!

Oggi si registra un significativo aumento del numero di ragazzini dichiarati DSA, alunni con Disturbi Specifici di Apprendimento.

Per facilitare il loro funzionamento mentale quando esprimono capacità di leggere, scrivere e calcolare in modo corretto, si ricorre ai sistemi compensativi e dispensativi che dovrebbero ridurre il cosiddetto “deficit”.  Ma questi funzionano sempre? Funzionano bene? La domanda trova risposte molto soggettive da parte di alunni, famiglie, docenti.

Infatti, se mal gestiti, questi sistemi rischiano di creare stigma e far vivere al discente il senso della diversità, con esperienze di emarginazione.

L’ incremento del fenomeno di immigrazione ha portato nelle classi presenza considerevole di alunni stranieri spesso analfabeti della lingua italiana, altro elemento che va attenzionato. Questi ragazzi possono essere una risorsa per far conoscere vicendevolmente altre culture in un equo scambio, ma la pianificazione deve tener conto di creare le condizioni ideali, nell’ambiente classe. Esigere il rispetto reciproco, mediare l’accoglienza.

Invece si registra l’aumento del fenomeno del bullismo. Esso rappresenta un chiaro segnale di difficoltà sociale. Conoscenza di sé, dialogo, accettazione di chi è apparentemente diverso sono la premessa per un buon ambiente di apprendimento. Una facilitazione per creare il clima sociale rivolto a vivere appunto nel rispetto dell’altro , in pace.

Per recuperare e integrare esistono strategie/guida – una per tutti il metodo Feuerstein, padre della metodologia metacognitiva e della mediazione cognitiva – ma pare non siano così tanto in uso.

Non amo generalizzare ma vi assicuro che in questi anni ho potuto constatare molte carenze: perdita di motivazione, caduta del piacere di insegnare, ritorno alla rigidità. Ogni ragazzino ha doveri, certo, ma anche diritti di cui tenere conto. Un principio costituzionale.

È vero che la retribuzione dei docenti è rimasta troppo bassa rispetto alla media europea e agli insegnanti viene richiesto un grande lavoro burocratico, in perfetta linea con il carattere di burocraticità che sorregge il nostro paese.

E poi … voglio citare l’ esasperata attenzione alle prove Invalsi  (rilevazioni standardizzate che misurano gli esiti di apprendimento conseguiti dagli allievi in un sistema di valutazione nazionale) che obbligano  ad una preparazione mirata a discapito di altre attività. I problemi sono tanti ma non possono giustificare una crisi così forte. L’educazione e la formazione devono averla vinta. Serve una scuola flessibile, anche nella sua costruzione fisica.

Gli scarsi investimenti rivolti alla creazione di ambienti fisici idonei e alla cura delle strutture è una delle pecche che tocca segnalare. Anche la costruzione muraria ha la sua importanza: in un luogo ampio, dedicato, luminoso, bello si lavora meglio!

Il quadro non è consolante ma io non perdo la speranza di poter vedere nel tempo sempre di più luoghi come quelli che il video ci racconta. Collegatevi e scoprirete che…

Una scuola da sogno è possibile, anche nel nostro Paese! Esiste già

(2) Video | Facebook

<Se si vuole un’umanità migliore è dal bambino che bisogna cominciare perché il bambino è il padre dell’uomo, è la speranza per il futuro!> (Dott.  Maria Montessori – Medico e pedagogista)

Flora Crosara

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4 Comments

  • Romina Godino

    Cara Flora, cosa intedi per apprendimento personalizzato?! Perchè io da studente di scuola dell’obbligo prima e superiore poi proprio in quegli anni, non ho memoria di questo. Anzi. Chi aveva problemi con una determinata materia rimaneva con delle lacune (superiori a parte) che si sarebbero portate dietro anche in futuro.

  • Flora

    Cara Romina, provo a risponderti e cerco di sintetizzare (il discorso è lungo, magari servirà per un nuovo articolo! ☺️) la differenza tra didattica individualizzata e personalizzata su cui il dibattito è sempre in corso. L’individualizzazione didattica intende far sì che certi traguardi/obiettivi siano raggiunti da tutti gli studenti, la personalizzazione invece è mirata a far sì che ognuno sviluppi i propri personali talenti; nel primo caso la programmazione definisce obiettivi comuni per tutti, nella secondo caso l’obiettivo è personalizzato quindi diverso per ciascuno, perché portatore di differenti talenti/abilità. La “personalizzazione” prevede quindi strategie didattiche che mirino a dare opportunità ad ogni allievo di sviluppare le proprie potenzialità intellettive e, attraverso possibilitá scelte, di coltivare le proprie aree di eccellenza. Queste potenziano il suo intelletto, la sua personalità e la sua formazione permettendogli di esprimersi.
    Il minimo che diventerebbe poi il massimo nella scuola (peraltro possibile da attuare) sarebbe che alla base della didattica si tenesse conto di avere davanti “ragazzi in crescita” quindi: dare tempo, individuare la tipologia di intelligenza (Gardner ne individuó ben 7) e le naturali inclinazioni, fornire strategie per aiutare il recupero del non appreso o lacunoso, rinforzare le parti più deboli in modo trasversale (usando tutte le discipline in concerto) .. Insomma meno “programma” più strategie di studio. Meglio uno studente motivato e sereno che poi le info se le può anche cercare piuttosto che un infelice oppresso e demotivato che abbandona o fa disastri. Ma questa è la mia opinione e ci sarebbe da discutere molto su altri punti. Discorso che qui non trova spazio. ☺️

    • Romina Godino

      Romina Godino

      Capisco, la scuola personalizzata per fare un esempio concreto che conosco sono le sucole steineriane. Comunque, condivido più il secondo metodo didattico, perchè farebbe crescere individui capaci, e soprattutto fieri, perchè seguiranno la propria natura per tutta la vita. Grazie della spiegazione.

    • Romina Godino

      Romina Godino

      E condivido il tuo modo di pensare cara amica, tu si che sei stata a mio avviso un’insegnate che ci metteva il cuore, e poi ci credo che gli exalunni ti ricordano con piacere! Grazie della risposta.

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