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la scuola che io sogno
Scuola e Formazione

La scuola che io sogno (prima parte)

Esiste la scuola che io sogno?

La scuola che io sogno esiste. In quarantatrè lunghi anni trascorsi nei due ordini di scuola superiore dove sono stata insegnante ho avuto la fortuna di vivere esperienze umane, didattiche, formative di grande valore. Ho vissuto nella scuola che sogno per i ragazzi.

Ho amato intensamente la scuola e i miei allievi. Molti di essi ancora oggi – ormai adulti – mi regalano riscontri positivi e gioia.

< Ah, prof…se non ci fosse stata lei sarei ancora a scuola!> è il commento – esagerato in verità – che mi accade di ascoltare. Ci facciamo una bella risata, riconosco lo stato completo, positivo, raggiunto dal mio interlocutore ex alunno, divenuto ormai “adulto”; mi informo sulla sua vita, mi complimento, ci scambiamo un abbraccio: è l’espressione dell’affetto di chi non si è perso nel tempo, di chi si ri-conosce e non avverte barriere nella condizione del proprio ruolo. Tutti impariamo da tutti.

Oggi, ormai in pensione, partecipo al corso di studi dei miei nipoti e, in assenza dei loro genitori, mi metto a disposizione per seguirli nello svolgimento dei compiti. Un impegno delegato a molti nonni.

Non per scelta ma per forza. Tempo pieno sempre più raro, costi di iscrizione ai centri pomeridiani in aumento. E allora? I nonni… che meravigliosa, preziosa risorsa!

Le mie considerazioni fanno riferimendo dunque a esperienze concrete, attuali. In famiglia abbiamo quattro ragazzi di età differenti che frequentano quattro classi diverse e portano con sé richieste dissimili.

Differenze metodologiche e scelte pedagogiche

In questi ultimi anni ho rilevato differenze abissali nelle metodologie e nei carichi di lavoro: come se la scuola fosse un “istituto” dai molti volti. E forse lo è.

Lo è perchè fatta dalle persone, ognuna delle quali porta la propria personalità o impersonalità, il proprio carisma o l’anonimia, l’ individuale capacità o incapacità di relazionarsi per trasmettere conoscenze e competenze. Ognuno fa emergere ciò che possiede: meglio se è la motivazione personale, l’orgoglio e il desiderio di crescere bene ragazzini che saranno i futuri cittadini di questo sgangherato Paese. Peggio, al contrario, se rimane nei panni di una professione scelta per forza. Allora sono guai.

Beninteso eh…Non muovo critiche. Io credo che, fra i docenti,  in molti ce la mettano tutta… ma, per contro, molti siano poco adeguati.

Certo è che gli ostacoli sono tanti, troppi.  Cadere nella demotivazione e nel disorientamento è facile. L’insegnamento non è per tutti, purtroppo a volte per molti motivi è un “rifugio”.

Gli ostacoli

I ragazzini sono cambiati: queste nuove generazioni sono figlie del mondo dei social, della nevrosi che esalta l’apparire piuttosto che l‘essere, della perdita di quelli che ai tempi miei si chiamavano “valori”. Tutto è troppo frenetico e i giovani sono vittime di questa folle frenesia. Se l’adulto non interviene vengono fagocitati.

I livelli di attenzione e concentrazione sono  spesso labili, curiosità e interesse verso il sapere traballano,  resistenza e tolleranza verso il tempo indispensabile per costruire il proprio bagaglio culturale sono ridotti. La costanza è di pochi. Vincono la noia, l’apatia, la resa.

I genitori, costretti a lavorare molto per soddisfare le esigenze e le richieste  – talvolta del superfluo –  sono parecchio assenti. La famiglia tradizionale segna uno stato di crisi, è diventata “famiglia allargata”, non sempre  gestita correttamente.

E la scuola, oggi?

Un osservatore attento ha la sensazione di trovarsi di fronte ad un organismo malandato, parecchio malaticcio a cui pare vengano somministrate cure, ma il soggetto non risponde. Gli organi sono troppo provati, le risorse troppo blande,  inefficaci.

Una metafora che mi pare renda bene l’idea.

Flora Crosara

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2 Comments

  • Romina Godino

    Grazie Flora per questo bel racconto della tua esperienza. La scuola dovrebbe essere riformata, verso il sistema che metta al centro ogni alunno e non sia solo una corsa al voto migliore e a primeggiare sugli altri. Ciò, porta ad una scuola poco inclusiva e molto divisiva per te che ha più difficoltà in alcune materie, viene lasciato indietro o peggio Chi ha deficit di attenzione o altre problematiche del genere deve avere un insegnante per sè.

  • Flora Crosara

    Grazie a te Romina per il confronto! Le molte riforme Purtroppo non sempre sono state a favore di alunno che merita “centralità”, attenzione, formazione che lo prepari alla vita, oltre che culturalmente anche personalmente…tenendo conto della sua individualità espressa attraverso i suoi talenti. Il mio sogno…ho combattuto per realizzarlo, nel mio piccolo! Qualcosa mi è riuscito, molto è rimasto a metà. 😌

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