Puffi che passione
Puffi che passione. I mie amati puffi. Si proprio così. Da piccola, sono stati per me regali scolastici, ma ancora oggi sono nel mio cuore.
Ancora oggi, pur essendo adulta, ogni tanto mi guardo sul web gli episodi della serie, e ho una collezione di oltre 100 pupazzetti di gomma.
Ne vado molto fiera, perché ho scoperto che hanno un valore nel mercato del modernariato e, molti di loro, sono ricordi della mia infanzia.
Quando frequentavo le scuole elementari, mia madre aveva un negozio di cartoleria che vendeva anche giocattoli. Così, ogni volta che prendevo un bel voto a scuola, mi regalavano un puffo.
Ricordo di un’operazione
I puffi sono stati presenti nella mia vita, anche in uno dei momenti difficili della mia infanzia
Quando all’età di 6 sono stata operata di tonsille, i puffi sono stati il mio regalo di augurio per la guarigione.
In quel periodo, desideravo tanto il grande fungo/casa dei puffi, dato che quello piccolo già ce l’avevo.
E così sono stata accontenta.
Purtroppo, però, questo cimelio della mia infanzia è stato logorato nel lungo tempo in cui ci giocavo a differenza dei pupazzetti di gomma che ho sempre tenuto con un occhio di riguardo sin dall’infanzia.
La giornata internazionale dei puffi
Una ricorrenza, per veri appassionati
Per grande successo che hanno ottenuto in tutto il mondo (soprattutto negli Stati Uniti) il 22 giugno di ogni anno si festeggia la giornata internazionale dei puffi.
Tuttavia, è una ricorrenze che solo, gli appassionati come me ricordano ogni anno.
Ma è nelle date importanti, come il cinquantenario dalla nascita dei personaggi ad esempio, che si sono svolti eventi a sfondo blu in tutto il globo e sono state ideate serie speciali apposite per l’occasione (la mia collezione, ad esempio si è arricchita di 3 puffi del cinquantenario: uno con la grancassa, uno con il bottiglione di champagne e uno con la torta con su scritto happy birthday.
Mentre da un mio viaggio in Alsazia, dove a Richewire ho visitato un simpatico negozio pieno di puffi moderni, è arrivato un puffo di halloween vestito da angelo della morte.
Mi aveva colpito parecchio, perchè pensavo che nel XXI secolo non esistessero più i pupazzeti di gomma di questi personaggi animati e invece, con mia grande sorpresa, ho poi notato che non sono mai spariti anzi, oggi possiamo trovare anche accessori di abbigliamento, e molto altro a tema puffo (e addirittura sono stati dedicati a questi personaggi animati ben 3 film d’animazione.
Peyo l’inventore dei puffi
Disegnatore di fumetti belga, divenne famoso per i piccoli ometti blu
Peyo (all’anagrafe Pierre Culliford), il creatore dei simpatici ometti “alti 2 mele o poco più”, è nato a Bruxelles il 25 giugno del 1928.
Nel 1958, si deidico alla creazione dei puffi e apparvero per la prima volta sulle pagine del “Le jurnal de Spirou”.
Puffi che passione
Da personaggi secondari a protagonisti
Sono nati come personaggi secondari, ma poi raggiunsero un successo tale che Peyo creò una serie di fumetti in cui i puffi erano i personaggi principali
Nei primi fumetti, apparvero come personaggi secondari della serie “John e Solfamì”, dove aiutano i protagonisti nelle loro avventure ambientate in un medioevo poco storico e molto favolistico.
Visto il loro grande successo, il 25 luglio del 1959, Peyo in collaborazione con l’editore di fumetti Yvan Delporte li trasformarono da personaggi secondari a principali.
Perché i puffi parlano in uno strano modo?
Ad una cena tra amici, nacque la loro tipica parlata
Un aneddoto divertente sulla nascita dello strano modo di parlare dei puffi è dovuto al fatto che ad una cena tra amici Peyo, sovrappensiero, disse invece di “passami la saliera” passami il puffo.
L’amico lo assecondò e rispose: “ Tieni il puffo quando avrai finito di puffare ripuffalo al suo posto”.
Da questa simpatica situazione, fu sviluppato un un vero e proprio linguaggio che venne inserito prima nei fumetti e poi nei cartoni animati.
La parola puffo, come ben si ricorda chi seguiva le loro avventure, era declinata in diversi modi a seconda del contesto della frase (puffare uguale fare, puffoso uguale grazioso ecc) assumendo significato differenti.
Divenne così uno dei loro tratti distintivi.
Puffi che passione
In Italia
Gli strunfi, parola molto simile ad una parolaccia venne cambiata
Nel 1963, arrivano per la prima volta nella nostra nazione sulla rivista Tipitì con il nome di Strunfi.
Questo termine tuttavia, per assonanza assomigliava ad una volgare parolaccia, molto usata.
L’anno successivo, le avventure degli ometti blu, furono pubblicate dal corriere dei piccoli, che decise di cambiare loro il nome proprio per questo motivo e li chiamò con il nome con cui li conosciamo ancora oggi i puffi; parola che deriva buffi, termine molto più appropriato per un pubblico di bambini.
E voi conoscete i puffi? Li apprezzate tanto quanto me? Scrivetelo nei commenti.
Romina Godino
2 Comments
Simonetta Visconti
Bellissimo Racconto!!
Romina Godino
Grazie, come detto sono davvero innamorata ancora oggi dei piccoli ometti blu.