Il righello la maschera e il feticcio
Il territorio africano, a guardare il mappamondo, si presenta come una scacchiera i cui confini sono tracciati con il righello.
Il righello, la maschera e il feticcio tre elementi di curiosità
Un righello per dei confini? Sappiamo che normalmente i confini delle Nazioni sono stati decisi storicamente in funzione di caratteristiche “fisiche” del territorio, oppure dagli abitanti della zona, erano insomma frutto di molti fattori. Ad esempio le Alpi che costituiscono la parte nord dell’Italia, “proteggono” la nostra penisola. A volte esse hanno costituito la frontiera e molto spesso una trincea tra Stati nemici. Anche i fiumi spesso sono coincidenti con i confini territoriali. In Africa, invece, è accaduto che la decisione dei confini fatta ad arte, non ha tenuto conto del territorio e dei suoi abitanti, spaccando letteralmente in più parti interi villaggi, famiglie e tradizioni.
Tranne Etiopia e Liberia, l’Africa è stata colonizzata da paesi non africani: Regno Unito, Francia, Belgio, Spagna, Italia, Germania e Portogallo, senza il consenso della popolazione locale.
La Conferenza di Berlino nel 1884-1885 ha diviso il continente tra le varie potenze.
Col tempo i Paesi africani hanno gradualmente riconquistato la loro indipendenza, mantenendo i confini decisi “a tavolino” dalle potenze coloniali. Questi limiti territoriali, stabiliti senza tenere conto delle culture locali, hanno causato numerosi problemi e guerriglie in Africa. Nel Continente troviamo 50 Stati e gli esperti demografi hanno contato in Africa almeno 3.000 gruppi etnici, ciascuno come immaginerete, con le proprie tradizioni.
E’ un mondo a noi quasi sconosciuto, così come la vita religiosa delle tribù africane a cui i colonizzatori imposero l’Islam o il cristianesimo pur di soffocare la loro identità.
La cosa che mi affascina da sempre sono le maschere africane. Quando ero piccola, mio zio Nino, che era anche mio padrino di battesimo, amava viaggiare e aveva in casa oggetti d’arte africana.
Le maschere e i feticci sono oggetti di arredamento?
Hanno significati profondi e forse per noi impensabili. Colui che indossa maschera e mantello, in Africa, gode certamente di una posizione di privilegio all’interno della tribù. Nel momento in cui la veste, si trasforma egli stesso in una divinità. In quella situazione lo spirito lo pervade, danza a ritmo di musica e resta silenzioso, egli è attore del dio che si è impossessato di lui per compiere il rito o la magia.
Spesso nel feticcio, per rendere attiva la magia, si mette un sacchetto pieno di elementi dalla natura: foglie, erbe, radici, corteccia d’albero, artigli e/o becchi di uccelli, peli e/o code di animali e piume.
Dal feticcio africano, ebbero origine pratiche religiose diffuse nelle Americhe, anche grazie ai Portoghesi che lo esportarono nel mondo.
Le maschere africane, che sono l’espressione più potente dell’arte africana, possono trasmettere il senso di identificazione con una particolare condizione, quale ad esempio, una malattia. Spesso hanno aspetti paurosi. Possono addirittura rappresentare l’immedesimazione con uno spirito diverso dalla persona, come quello di un animale, per acquisirne le qualità. La maschera con aspetto di bufalo, coniglio, cane, serpente svolgono proprio questa funzione che a volte è rappresentata anche in sculture in cui sono fuse le due figure.
Rifletto sulle molte maschere e personalità che ciascuno di noi esibisce nell’arco della giornata. Se vado al lavoro assumo un atteggiamento “professionale”, quando sono in famiglia assumo un atteggiamento “servile e accondiscendente”, se sono uno studente divento “diligente”…in quel caso la maschera non è pittoresca come quella africana ma è un modo di sopravvivere agli ostacoli della vita…ma quella è un’altra storia.
Adesso, osservando questi oggetti, so che un mondo vi si nasconde all’interno, quello che fu la “culla” dell’essere umano.
Articolo correlato:
Greta, un volto…tante maschere
Monica Brunettini