La Valle dei Re in Egitto
Un secondo viaggio in Egitto
Dopo il primo viaggio alla piana di Giza con le piramidi (viaggio di nozze 1972), eccoci ora, dopo parecchi anni (1990) a Luxor, alla VALLE DEI RE in Egitto. Le piramidi ci avevano lasciato con il mistero di un’energia misteriosa che ci faceva pensare ad altri mondi. La Valle dei Re invece, con le sue oltre 70 tombe dei Faraoni, l’attenzione era verso la vita concreta di quei personaggi vissuti più di 3000 anni fa.
La Valle dei Re in Egitto, è una zona dove il tempo sembra essersi fermato, dove sembra di viaggiare al di fuori di questo mondo. Ma contemporaneamente l’impressione è che quei momenti vissuti dai Faraoni siano trascorsi da poco tempo: ancora splendide sono le raffigurazioni finemente colorate alle pareti, sembrano deposte da poco quelle mummie così ben conservate, ancora ci parlano tutti gli oggetti deposti accanto al sarcofago, oggetti che avrebbero dovuto servire per il viaggio verso l’al di là.
Ma al di là della curiosità e della meraviglia, ciò che volevo assolutamente conoscere era la cultura che aveva guidato quei gesti e quelle opere. Mi colpiva come veniva posta in primo piano la questione della morte e dell’immortalità. Veniva descritta una visione del mondo dove la natura non trascina la persona in un abisso vuoto e senza senso; viene invece rappresentata una realtà in cui la morte non potrà mai sconfiggere la vita e che ogni tramonto rappresenta l’inizio di un’eterna alba di luce.
La vita e la morte per gli antichi Egiziani
La vita e la morte appaiono come due mondi: il regno di Ra, il Dio del Sole, e il mondo di Osiride. il Dio della morte. Ma questi due regni non sono immobili, ma ruotano in un equilibrio eterno, l’eterno ritorno fra un tramonto e l’altro. Lo stesso Osiride Dio dei morti che stringe il pastorale è rappresentato come il sovrano dell’eterno circolo nonchè signore dell’eterno durare. In altre parole, la vita e la morte, dimensioni pensate come antitetiche, sono invece le due facce di una medesima realtà ultramondana che si manifesta in questi due modi.
La nostra brava guida, un giovane docente dell’Università del Cairo che si arrangiava anche con la lingua italiana, ci spiegava che per quell’antica cultura egiziana la morte non esiste: essa non veniva negata magicamente, anzi venivano descritte in quelle raffigurazioni i tre momenti fondamentali: il viaggio celeste, la rinascita e la resurrezione. Come non pensare alla somiglianza, e anche di più, ai contenuti di tutte le culture di questo mondo, compresa la nostra del mondo cristiano, dove esiste la fede che la vita non viene tolta, ma trasformata. Una convinzione rafforzata anche dalla moderna fisica quantistica, in cui la materia viene descritta come una condensazione di un’Energia assoluta eterna ed imperitura.
La maggior parte dei visitatori ascoltava le parole di quel professore-guida, purtroppo senza interesse e partecipazione, presa com’era solo dall’ammirare le bellezze e i colori delle rappresentazioni, senza curarsi del loro significato. A tal punto che il suo sguardo ormai cercava solo il mio, si era creata un’intesa fra me e lui, ed io lo ascoltavo con avidità.
L’Albero della Vita
E mi volle fare un regalo, che ordinariamente non faceva a nessuno: mi mostrò una raffigurazione dell’Albero della Vita, spiegandomi il suo significato profondo: in due parole, rappresentava il legame fra il Macrocosmo che è l’Universo ed insieme il mondo dell’al di là, ed il Microcosmo che è la persona umana: un’unione ed una simbiosi che ci parlano della Vita che non finisce.
Ma anch’io gli feci un regalo: gli rivelai che nel Battistero di Parma c’è un bassorilievo, nel portale sud, che rappresenta l’Albero della Vita. Lui non ne era a conoscenza, ma gli promisi che una volta tornato a Parma gli avrei mandato la fotografia. Mi diede il suo indirizzo ed io mantenni la mia promessa.
Mi rimase nel cuore la sorpresa e la meraviglia di quella spiegazione: mi ero sempre chiesto una spiegazione davanti al mio amato Battistero senza mai trovarla; ma in Egitto, nella Valle dei Re, la trovai con mia sorpresa e grande ammirazione. Una meraviglia anche lo scoprire che, anche senza aerei e macchine, ci fosse fin dall’antichità una concreta comunicazione e una compartecipazione verso le domande più profonde riguardanti la Vita. E scoprii poi anche che in tutte le culture esiste la rappresentazione dell’Albero della Vita: questo ci parla del cuore dell’uomo, delle sue aspirazioni uguali in tutte le latitudini, una realtà che ci parla di Unità e, in definitiva, di Amore.
https://meditiamo.eu/cultura-e-cuore/viaggiare/egitto-rubrica-viaggiare-che-passione/
2 Comments
Liviana Scuncia
Grazie Guido per i tuoi racconti di viaggio, le illustrazioni e la tua esperienza di vita riguardo “l’albero della vita” e dell’amore che porti in tutto questo✨💚🙏
Romina Godino
Che meraviglia! Grazie! Da sempre mi affascinano gli Egizi! Leggere le tue parole mi hanno fatto vivere le emozioni di essere lì!