Il contante e la sua storia
Parliamo del contante e della sua storia.
In origine “pagare” non voleva dire offrire denaro in cambio di beni o servizi. Si pagava con il BARATTO che in parole povere era: tu dai qualcosa o fai qualcosa per me, io do a te.
Questo scambio, ha il limite dell’interesse del reciproco “dare e avere” e presuppone che eventualmente tutti i beni necessari siano nelle vicinanze e reperibili facilmente. Se mi serve la farina, chi ce l’ha deve aver bisogno di qualcosa che possiedo, per esempio delle mie uova…e se non gli servono? Cos’altro posso offrire?
Si iniziò così a dare un valore simbolico alle pietre o ai pezzi di oro.
Verso il quinto millennio a.C. ai beni fu attribuito un valore, per facilitare il loro commercio.
Per molti anni si utilizzarono come pagamento l’oro, le pietre e i metalli preziosi, il cui valore era riconosciuto ovunque.
Apparvero le monete di metallo nel VII secolo a.C., fino ad arrivare alla diffusione delle banconote, nate nel Medioevo come lettere e note di cambio, prese e utilizzate maggiormente a partire dal XIX secolo.
Una curiosità sulla moneta
La prima moneta metallica dovrebbe essere stata coniata nel 685 in Lidia, antica regione dell’Asia Minore.
La prima moneta in Italia, fu la lira milanese di Giovanni Maria Sforza (1474).
Da quel momento in poi, le monete hanno rappresentato i valori monetari più bassi, mentre le banconote avevano un valore maggiore. Anche adesso è così!
Pensiamo al nostro Paese: oggi in Italia il valore delle monete metalliche è pari al massimo a 2 euro, mentre le banconote arrivano fino a 500 euro.
Per secoli e secoli, beni e servizi vennero quindi pagati prevalentemente in denaro contante, con in aggiunta alcuni mezzi di pagamento alternativi, che comunque erano materiali: pensiamo agli assegni e alle cambiali.
Chi ha inventato i soldi di carta?
Hien Tsung, imperatore cinese, fu il primo a introdurre l’uso di banconote di carta nell’806 d.C. Lo fece per favorire chi possedeva metallo prezioso e aveva interesse a depositarlo presso operatori specializzati nella sua conservazione e per la protezione dai ladri.
Si chiamano banconote dall’espressione “nota di banco”; in origine essa riconosceva il diritto del possessore della nota di ritirare il metallo prezioso (oro o argento) depositato presso un banchiere, perciò era una banconota rappresentativa di un reale deposito.
La creazione dei «soldi di carta», in sette tagli che utilizziamo nell’area euro dal primo gennaio 2002, compete alla Banca d’Italia.
Che relazione c’è tra denaro circolante e riserve nei forzieri
(fonte: Banca d’Italia)
È la Banca centrale europea a decidere quanto denaro stampare complessivamente in Europa, a opera degli stabilimenti delle varie banche nazionali. Queste ultime realizzano stime con previsioni sulla domanda di denaro nei singoli Stati.
Mentre abbiamo visto come il processo di emissione delle banconote sia guidato dalla Bce e delegato alle banche centrali nazionali, la competenza del conio delle monete, spetta per intero ai singoli Stati, attraverso il ministero dell’Economia.
Il processo di conio è eseguito materialmente dall’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, a Roma. Una faccia della moneta comune a tutti gli Stati dell’eurozona, l’altra varia a seconda del Paese che l’ha prodotta. Le singole nazioni hanno scelto liberamente il disegno. L’unico obbligo era che fossero presenti le 12 stelle della bandiera europea.
Molti sostengono che per uscire dalla crisi dobbiamo riacquistare la sovranità monetaria (con la moneta ancorata all’oro detenuto, per esempio) e riadottare un modello di economia basato su un reale asset, per avere una soluzione più aderente alle esigenze di ciascun Paese. Lascerei al momento questi discorsi e al risvolto pratico della loro realizzazione agli economisti.
Vorrei fare con voi una considerazione scaturita da un confronto con dei compagni di percorso: dopo tanto parlare di denaro potremmo affermare che ciò che “muove” l’Economia non è la moneta, bensì
…l’ENERGIA! Questa è la risposta corretta. Lo affermava Louis de Broglie nel 1929. I reciproci interessi, gli investimenti, gli scambi commerciali, sono tutte questioni economiche che non fondano il loro esistere su moneta e mercati, bensì su quei “ponti” che si creano tra le persone. Suggerisco a questo proposito di tornare a studiare l’economia umanistica.
Il valore del nostro Paese si fonda proprio sulla nostra capacità di creare relazioni, ci avete pensato? Restiamo collegati, la storia continua.
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