A proposito di comportamenti nelle relazioni umane
A proposito di comportamenti nelle relazioni umane…
Parliamo di ciò che ci fa stare bene o male, liberi di scegliere.
Oggi mi piace riflettere con voi, amici lettori, su alcuni aspetti del carattere umano o meglio su alcuni atteggiamenti che sembrano farla da padrone, nelle relazioni, in questo tempo frenetico e un poco nevrotico.
Sono atteggiamenti a mio avviso assai fastidiosi e irritanti: l’ arroganza, l’aggressività, la presunzione…
In questi ultimi tempi di forte individualismo, egoismo e caduta di taluni valori che dovrebbero essere i fondamenti della società – intendo riferirmi in primis al rispetto verso i propri simili, all’umanità, alla comunicazione pacifica – si assiste frequentemente a comportamenti in cui la pacatezza e la cortesia vengono messe da parte per venir superate dalla violenza verbale e gestuale che sconfinano oltremodo nella prepotenza e nell’arroganza. Prendiamo in esame queste ultime.
Si tratta di arroganza, prepotenza, soverchia
Cercando l’etimologia della parola <arroganza> si scopre che “in greco antico, arroganza (hubris) si riferiva a “oltraggio”: comprendeva azioni che violavano l’ordine naturale o che facevano vergognare e umiliare la vittima, a volte per il piacere o la gratificazione di chi abusava.”
Se invece ne approfondiamo il significato scopriamo che si tratta di un atteggiamento che si basa sull’ego e sull’orgoglio. Spesso è associato a persone che ritengono di essere consapevoli del proprio valore, di conoscersi in profondità e che sottolineano la propria importanza attraverso parole eccessive e azioni forti, invadendo lo spazio verbale ed emotivo dell’altro.
L’arroganza è un atteggiamento aggressivo che mostra l’ incapacità di ascoltare le idee e il pensiero altrui, che spinge una persona a imporsi ed imporre il proprio dire, ritenendosi superiore.
Esaminando poi il termine <prepotenza> dal punto di vista etimologico si evince che ha origine dal latino tardo con il vocabolo “praepotentia, derivato di praepŏtens -entis cioè prepotente”; questo, a sua volta, trae origine da prae +potens, verbo posse = potere, ad indicare una persona che mette avanti il proprio potere“.
Con il significato di “prepotenza” sconfiniamo addirittura nello “spirito di sopraffazione, sottolineato da atteggiamenti altezzosi o minacciosi. In una espressione essa diventa “sopruso, soverchieria.”
Credo sia accaduto a molti di noi di assistere ad episodi nei quali questi atteggiamenti si sono palesati: una conversazione che fa emergere punti di vista personali, una banale discussione che degenera, uno scambio di opinione che fa emergere l’ incapacità di aiutocontrollare i propri impulsi.
Che cosa nascondono questi atteggiamenti
Grazie ad alcune letture di approfondimento, ho scoperto che le persone arroganti, prepotenti, strafottenti sembrano avere una buona dose di autostima. In realtà non è affatto così. Essi la simulano.
Sono convinta che sia l’uomo sia la donna che dichiarano impavidità e ardimento, fino a diventare strafottenti verso le situazioni e i propri simili, indossino una maschera.
Questa maschera, come accade per altre manifestazioni impetuose, nasconde ben altro. Spesso cela proprio la mancanza di autostima.
L’importanza dell’autostima
L’ autostima è parte fondamentale di una personalità equilibrata. Le situazioni in cui la mancanza di questo elemento si mostra sono tante. Ha una grande incidenza nell’individuo, nelle sue relazioni e non solo.
Sentiamo spesso persone che dicono di avere difficoltà a relazionarsi con gli altri. Accade negli ambienti sociali, nelle situazioni affettive, nelle questioni di lavoro o nell’interazione con persone poco conosciute, con le quali c’è un grado di confidenza poco significativo. Molte di queste persone credono che il freno nella loro comunicazione sia dato dalla timidezza. Quando vanno al cuore del problema scoprono però che in realtà si tratta di mancanza di autostima.
Questa mancanza può manifestarsi se pensiamo di fare brutta figura: ad esempio quando parliamo con gli altri o quando parliamo in pubblico, quando esprimiamo i nostri sentimenti… Tutto questo perché immaginiamo uno scenario dove ci giudicheranno e penseranno chissà quali cose di noi.
Che cosa dona un buon grado di autostima
Un buon grado di autostima azzera questa interpretazione e contribuisce a far sì che una persona si senta accettata così com’è, per quello che è.
Portare il nostro contributo per migliorare il mondo
Possedere una buona autostima significa saper riconoscere in modo reale di avere sia pregi sia difetti, vuol dire avere intenzione di impegnarsi per migliorare. Significa lavorare sulle proprie debolezze per trasformarle in punti di positività, significa riconoscere ed apprezzare i propri punti di forza e farli brillare!
Quando ci sembra di non avere nulla da dire in una conversazione può essere che non siamo abbastanza bravi a spiegarci. Oppure che non conosciamo così bene l’argomento di cui si sta discutendo. Allora invece di temere che, esternando le nostre idee, gli altri ci giudichino negativamente sminuendoci, mettiamoci in ascolto ed eventualmente esprimiamo il nostro pensiero con pacatezza, delicatezza e senza presunzione, con il piacere di comunicare e scambiare idee.
Molto probabilmente chi è sensibile ed ha raggiunto un buon grado di educazione emotiva ci saprà apprezzare e noi diventeremo modelli positivi per chi invece ne difetta, portando il nostro contributo positivo a questo mondo.
Io penso che agendo in questo modo nell’esternare il nostro pensiero potremo sentirci più liberi e la nostra autostima ne gioverà.
Adottiamo dunque uno stile di espressione libero e sincero, per evitare che la nostra libertà di espressione e la comunicazione si sentano limitate, prigioniere. Con rispetto e gentilezza. Questo è il fondamento di ogni buona relazione, in ogni ambito. E di recuperare buone relazioni ne abbiamo veramente bisogno, di questi tempi!