
Com’è nato l’espresso italiano?
l’idea che rivoluzionò la nostra
tazza di caffè
Com’è nato l’espresso italiano? Un colpo di genio, una macchina rivoluzionaria! Scopri il segreto dietro ogni tazzina e l’uomo che lo creò.
Un sorso di storia e ingegno piemontese! Oggi, con un aroma avvolgente, apriamo un viaggio affascinante: una serie di articoli dedicati alle invenzioni rivoluzionarie nate dal genio del Piemonte, che hanno conquistato il mondo e migliorato la nostra quotidianità.
Iniziamo con un oggetto simbolo del “made in Italy” e delle nostre mattine: la macchina da caffè espresso. Preparatevi a scoprire come l’esigenza di velocità si è trasformato in un rito globale, un piccolo momento di relax quotidiano che affonda le sue radici nella creatività piemontese. Siete pronti ad immergervi in questa storia, sorseggiando una tazzina di caffè?
Un’intuizione geniale destinata a cambiare le nostre mattine e non solo
Immaginate una Torino vivace, pulsante di fermento industriale e culturale, nel lontano 1884. In questo contesto effervescente, il 16 maggio di quell’anno, vide la luce un brevetto destinato a lasciare un segno indelebile nella storia del costume e, soprattutto, nelle nostre abitudini quotidiane: la macchina del caffè espresso. Un’invenzione che, con la sua promessa di un caffè preparato rapidamente e dal gusto intenso, avrebbe conquistato il mondo intero, migliorando, una tazza dopo l’altra, le giornate di milioni di persone.
Com’è nato l’espresso italiano?
La Lenta Arte del Caffè e il Desiderio di Velocità
Prima di questa rivoluzionaria invenzione, la preparazione del caffè era un rito lento e meticoloso. La moka, pur diffusa, richiedeva tempo per scaldare l’acqua e far salire la preziosa bevanda. Nei caffè e nei locali pubblici, il caffè veniva spesso preparato con metodi a filtro o per infusione, processi che potevano richiedere diversi minuti per una singola tazza. In un’epoca in cui l’industrializzazione portava con sé ritmi di vita sempre più frenetici, l’esigenza di un caffè preparato in modo più rapido e efficiente si faceva sempre più pressante.
La nuova macchina a vapore per la produzione di caffè
Fu l’ingegno di Angelo Moriondo, un intraprendente torinese, a dare una risposta concreta a questa esigenza. Nato in una famiglia di imprenditori nel settore vinicolo e proprietaria di rinomati locali come il “Moriondo & Gariglio” in Piazza Carlo Alberto e il “Gran Bar Ligure” nella Galleria Nazionale (oggi Galleria Subalpina), Moriondo era ben consapevole delle lunghe attese dei clienti per gustare un buon caffè.
Animato dal desiderio di offrire un servizio più veloce ed efficiente, Moriondo depositò il brevetto per la sua “Nuova Macchina a Vapore per la Confezione Economica ed Istantanea della Bevanda Caffè” proprio quel 16 maggio 1884. Il brevetto, intitolato “Metodo nuovo per ottenere la confezione istantanea della bevanda caffè; sistema Moriondo“, descriveva un dispositivo che utilizzava una combinazione di vapore e acqua calda per preparare più tazze di caffè contemporaneamente, riducendo drasticamente i tempi di attesa.
Un prototipo
all’avanguardia
La macchina di Moriondo era un’imponente struttura composta da una caldaia verticale riscaldata a fuoco vivo, che spingeva acqua calda attraverso un letto di caffè macinato in una serie di erogatori separati. Sebbene non fosse ancora la macchina “espresso” come la conosciamo oggi, con la sua caratteristica crema e la pressione elevata, rappresentò un passo fondamentale verso quella direzione.
Moriondo presentò la sua invenzione all’Esposizione Generale Italiana di Torino nel 1884, dove ottenne una medaglia di bronzo. Negli anni successivi, continuò a perfezionare il suo prototipo, ottenendo ulteriori brevetti. Tuttavia, la produzione della macchina rimase limitata e focalizzata sui suoi locali, forse a causa della complessità e dei costi di produzione per l’epoca.
Com’è nato l’espresso italiano?
Dai Pionieri
all’Espresso Moderno
L’intuizione di Moriondo aprì la strada a una serie di sviluppi e miglioramenti che avrebbero portato alla nascita della moderna macchina per caffè espresso. All’inizio del Novecento, altri inventori italiani, come Luigi Bezzera e Desiderio Pavoni, partendo dai concetti di Moriondo, introdussero elementi cruciali come l’utilizzo della pressione del vapore per forzare l’acqua attraverso il caffè macinato, riducendo ulteriormente i tempi di preparazione e migliorando l’aroma e il corpo della bevanda.
Fu proprio con le macchine di Bezzera e Pavoni che nacque ufficialmente il “caffè espresso”, così chiamato per la sua rapidità di preparazione (“espresso” in italiano significa “fatto apposta”, “preparato al momento“). Queste prime macchine espresso erano complesse e ingombranti, spesso azionate a mano e richiedevano una certa abilità per ottenere un buon risultato.
Nel corso del Novecento, la tecnologia delle macchine espresso continuò a evolversi, con l’introduzione di pompe elettriche per generare la pressione, sistemi di controllo della temperatura più precisi e design più compatti e funzionali. L’espresso divenne così una parte integrante della cultura italiana e si diffuse rapidamente in tutto il mondo, trasformando i caffè in luoghi di socializzazione e offrendo a milioni di persone un piccolo, ma prezioso, momento di piacere quotidiano.
Un piccolo gesto quotidiano
un grande impatto
Oggi, la macchina per caffè espresso è un oggetto familiare nelle nostre case, nei bar, negli uffici. Ci accompagna al risveglio, ci offre una pausa energizzante durante la giornata lavorativa, è il pretesto per un incontro con gli amici. Pensare che tutto sia iniziato da un’intuizione a Torino, più di un secolo fa, ci fa apprezzare ancora di più la genialità di Angelo Moriondo e di tutti coloro che hanno contribuito a trasformare un desiderio di velocità in un rito quotidiano amato in ogni angolo del pianeta.
E voi, cari lettori, qual è il vostro ricordo più caro legato a una tazza di caffè? Scrivetelo nei commenti.
Articoli correlati:
