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RICORDI CHE RESTANO NEL CUORE
Storie di Vita

Ricordi che restano nel cuore

RICORDI CHE RESTANO NEL CUORE

Ricordi che restano nel cuore… Quando ero bambina, negli anni ’50,  non era così scontato possedere un aquilone. Non perché fosse un gioco costoso, anzi lo si poteva creare da sé. Ma erano necessarie mani molto esperte per garantire  riuscita ed  efficacia del manufatto. Insomma, la competenza serviva per essere certi che si sarebbe alzato in volo, non precipitando sotto la prima corrente di vento un po’ più forte.

Chi voleva cimentarsi nella costruzione di questo affascinante gioco volante, doveva procurarsi quattro stecche di legno leggero e flessibile come il bambù,  fogli di carta colorata come la velina, ma della migliore qualità, quella più robusta che comunque messa doppia avrebbe garantito resistenza. Perché l’aquilone, impattando con il vento, non si lacerasse.                                                                      Servivano anche un po’ di colla vinilica e un lungo filo di nylon avvolto su di un rocchetto, collegato alla base dell’aquilone stesso.

La maestria stava nel disegnare con righello e squadra il pannello a forma di rombo, preciso nelle misure. Dopo lo si incollava al legno flessibile posto a croce, si congiungeva il lungo filo avvolto su un rocchetto o un cartoncino piegato. Nelle giornate ventose si saliva in cima alla collina per farlo alzare catturando  il vento giusto, la corrente più propizia.

Srotolando il filo dal rocchetto si gestiva la corsa di quell’oggetto semplice, ma affascinante.

CON IL NASO ALL’INSÙ

Per me l’ incanto era nella magia con cui esso librava in alto, solo guidato da un filo. Rispondeva al vento e si univa a lui in una danza armoniosa, interrotta di tanto in tanto da vibrazioni che il vento imprimeva alla carta colorata. Questa rumoreggiava, in una protesta legittima, sotto quei piccoli schiaffi provocati dalla corrente. Io bambina assaporavo la gioia che mi dava quel volo libero e fantasticavo. Era bellissimo!

Dunque l’aquilone non era un gioco costoso, da ricchi. Ma i miei genitori che ricchi non erano,  pur non facendomi mancare nulla, non avevano mai preso in considerazione l’acquisto di quel tipo di gioco. E neppure la sua costruzione. L’indispensabile c’era, il superfluo no. Soprattutto nei giochi.

Sarà per questo motivo che ne ho sempre desiderato uno.

RICORDI NEL CUORE

La prima volta che l’ho visto volare era estate.  Si era alzato in alto: leggero, con i suoi colori vivaci, bello e irraggiungibile guidato dalla mano di Filippo – il mio amichetto di giochi –  che dalla collina lo aveva lanciato correndo fino a che la leggera armatura colorata, dopo qualche capitombolo, aveva preso il volo. Filippo era riuscito nel suo intento e io, arrivando da casa, sotto la collina ero rimasta ferma a guardare lo spettacolo, a distanza: la bocca spalancata, il fiato trattenuto. Appena l’aquilone si era librato io ero corsa dietro al mio compagno di giochi e ne avevo seguito il percorso, certa che me lo avrebbe concesso per un poco.

La gioia era stata immensa quando mi aveva chiesto se volessi provare anche io a farlo volare.

«Certo che si!» Avevo accettato, senza esitazioni.                                                                                                                          Usandolo più e più volte, ci accorgemmo che per migliorare il volo era meglio essere in due. Dopo aver disteso una parte del filo avvolto nel rocchetto era utile affidare ad un compagno l’aquilone, per poi allontanarsi progressivamente fino a raggiungere una distanza giusta, tale da catturare la migliore corrente e spingerlo in alto. Dopo che l’aquilone si era sollevato da terra era necessario tenere il filo così teso da vederlo allontanarsi. E allora iniziava il divertimento.

L’aquilone di Filippo occhieggiava,  stagliandosi nell’azzurro del cielo e volteggiava spostandosi  qua e là, in un dondolio che cambiava ritmo a seconda dello spostamento del vento e del gesto della mano.

Il mio amico si divertiva a dargli vita, per ore. Filippo era diventato bravissimo a far volare il suo aquilone. Lo guidava allungando e accorciando il filo raccolto sul pezzo di cartone, che fungeva da maniglietta.

Fu il nostro gioco preferito di quell’estate calda e spensierata e di molte altre estati durante le quali, dopo aver recuperato nel ripostiglio l’aquilone artigianale riparato dal freddo invernale, Filippo mi coinvolgeva in una gara a chi riusciva a far volteggiare  il volatile di carta su nel cielo. Il più a lungo possibile.

RICORDI CHE RESTANO NEL CUORE

Oggi ho lasciato riaffiorare questo ricordo. Poi ho regalato un aquilone alle mie nipoti. Anche loro, come me bambina, nasino all’insù sono rimaste affascinate da quello che Mustafa, l’ambulante della spiaggia, ha creato per incuriosire i possibili avventori. Lui li vende già confezionati, gli  aquiloni: questi sono molto diversi da quel rudimentale gioco della mia infanzia.

Mustafà ne ha legati parecchi ad un unico filo. Il vento propizio li fa alzare e volare lungo una linea quasi invisibile, sparata in cielo.  I colori e le forme, bellissimi, creano ogni volta uno spettacolo. Lo sventolio di quei finti uccelli e il loro salire in alto, distanti da terra quasi ad accarezzare le nuvole che come pennellate contrastano l’azzurro, ha bloccato – sulla sabbia calda e sulla battigia – adulti e bambini, compresi nello spettacolo.

CON IL NASO ALL’INSÙ

Nel nostro tempo gli  aquiloni sono leggeri, di plastica colorata e montati su sottili bacchette di alluminio. Alcuni riproducono i colori dell’arcobaleno, altri hanno la forma di aquile con le ali aperte al volo, altri ancora sono ventagli di fiori dalle tonalità accese. Si rimane indecisi sul modello da scegliere: sono tanti, diversi tra loro ma hanno una cosa in comune: tutti sono capaci di far nascere un sorriso sul viso di ogni bambino e regalare sogni.

Fanno sognare la LIBERTÀ.

 RACCONTI di Flora Crosara ©

Presentato al Concorso RACCONTI DAL PIEMONTE 2021 – Indetto da Historica edizioni  – Pubblicazione 2021 –

 Giovanni Pascoli scrisse perfino una poesia sull’aquilone…

https://it.wikipedia.org/wiki/L%27aquilone_(Pascoli)

Ah,  a proposito di felicità… vi invito a entrare nella pagina di Ana Martinovic, amica editorialista,  cliccando qui https://meditiamo.eu/altro/sono-felice/

Flora Crosara

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