
Cucina e artigianato della Valdigne
Tegole, fontina e non solo:
l’eredità segreta
tra arte e piatti tradizionali
Cucina e artigianato della Valdigne: un viaggio tra tesori enogastronomici e antichi mestieri che scaldano la montagna.
La mia gita a La Salle, in Valle d’Aosta, è stata troppo breve per poter approfondire l’assaggio della cucina tradizionale della Valdigne, o per cercare l’autentico artigianato. Tuttavia, da persona curiosa e amante sia della buona cucina che dell’artigianato autentico, ho voluto fare ricerche, in modo da essere pronta per il mio prossimo viaggio in quella zona della Valle d’Aosta. Ho scoperto che dietro ogni piatto, ogni sorso di vino e ogni oggetto si nasconde una storia di montagna, di passione e di profondo rispetto per la tradizione.
Tesori tra le vette
scoperta e promessa
Oltre ai sapori e all’artigianato tipico della Valdigne, ho voluto includere quelli che considero i souvenir più iconici della regione: l’inconfondibile Fontina DOP e le croccanti Tegole valdostane, tesori che scaldano il cuore e la tavola ovunque vi troviate. La Valdigne non è solo un punto di partenza per esplorare le vette del Monte Bianco, ma un vero e proprio scrigno di tesori enogastronomici e artigianali, che ho avuto il piacere di “scoprire” con la mente, in attesa di poterli assaporare e toccare con mano. È un territorio che sa unire il rigore delle sue cime con la dolcezza dei suoi sapori, in un’armonia perfetta tra natura, storia e gastronomia.
La cucina della Valdigne
un’anima forte e genuina
La cucina della Valdigne è un’espressione autentica del suo territorio, dove la necessità di nutrirsi in modo sostanzioso per affrontare il clima montano ha dato vita a piatti ricchi e saporiti, basati su ingredienti locali di altissima qualità. È una cucina che parla di pascoli alpini, di latte fresco e di un sapere contadino tramandato di generazione in generazione.
Con la sua vicinanza alla Francia e alla Svizzera, la Val d’Igne ha saputo integrare nella sua tradizione culinaria anche piatti che superano i confini regionali, diventando parte integrante della sua identità gastronomica e celebrando i sapori robusti della montagna.
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La Tartiflette
Anche se di origine savoiarda (regione francese confinante), è un piatto molto diffuso e apprezzato nella zona del Monte Bianco, quindi anche in Valdigne, e ha saputo conquistare il cuore e il palato di tutti. Si tratta di un piatto unico e molto sostanzioso a base di patate, cipolle, pancetta affumicata (lardons) e formaggio Reblochon (o la più tipica fontina), un formaggio a pasta molle con una crosta lavata, che viene letteralmente sciolto sopra tutti gli ingredienti in una teglia da forno. A volte si aggiunge un tocco di vino bianco locale per esaltarne gli aromi.
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Carbonada
Uno stufato di carne di manzo, spesso cotto nel vino rosso con l’aggiunta di spezie e aromi. La sua preparazione, lenta e meticolosa, rende la carne incredibilmente tenera e saporita, tanto da sciogliersi in bocca. Viene servito tradizionalmente con la polenta, che ne raccoglie il sugo denso e gustoso, creando un abbinamento perfetto. A La Salle, esiste persino una ricetta tradizionale di Carbonada con denominazione comunale (De.C.O.), a testimonianza della sua importanza storica per la comunità locale.
La fontina DOP
Il cuore gustoso della Valle d’Aosta
La Fontina DOP, che amo da sempre, rivela la sua anima più autentica quando ho la fortuna di gustarla, o comprarla, nel cuore delle sue montagne. Per me, ogni boccone racchiude l’aroma dei pascoli alpini e il sapore intenso di una tradizione millenaria.
Tuttavia, non è solo un formaggio, ma l’emblema della Valle d’Aosta, il suo vero e proprio cuore pulsante. Prodotta esclusivamente con il latte intero delle mucche valdostane di razza pezzata rossa, che pascolano sui rigogliosi alpeggi di alta quota, la Fontina si distingue per il suo sapore dolce e delicato, che diventa più intenso e aromatico con la stagionatura. La sua consistenza è elastica e fondente, ideale per essere gustata in purezza. Se ne apprezza l’aroma e il sapore unico quando è tagliata a cubetti, servita come aperitivo o come merenda sostanziosa, magari accompagnata da miele di rododendro locale. Ma la sua vera magia si sprigiona quando viene fusa, diventando l’ingrediente principale di piatti che hanno fatto la storia della cucina valdostana:
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Fonduta alla valdostana
Un piatto iconico e avvolgente. E’ un vero e proprio rito. Arriva in tavola nel suo tipico caquelon, un cuore filante e bollente di Fontina che sprigiona un profumo inebriante. Condivisa con crostini croccanti o polenta, è un abbraccio caldo che scalda il corpo e il cuore.
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Polenta concia
la farina di mais accoglie l’abbraccio generoso di Fontina, toma e burro, trasformandosi durante la lunga e lenta cottura in una meraviglia dorata. Il risultato è una cremosità avvolgente che ha il sapore autentico e confortevole della montagna.
La sua versatilità non finisce qui. Questo formaggio, eleva anche altri piatti, che acquisiscono una cremosità e un sapore inconfondibili:
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Cotolette alla valdostana
Come un tesoro di montagna, la morbida fetta di vitello racchiude al suo interno un cuore generoso di prosciutto e Fontina, che si scioglie in un filante abbraccio di gusto. Dorata e fragrante, ogni morso è un omaggio alla tradizione e alla ricchezza dei sapori alpini.
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Gnocchi
Morbidi e soffici si tuffano in un ragù ricco e saporito, e l’aggiunta di Fontina li trasforma in un primo piatto avvolgente e cremoso. È la quintessenza del comfort food di montagna, un connubio perfetto di gusto e sostanza che scalda il cuore a ogni cucchiaiata.
Le tegole valdostane
la dolcezza croccante
della tradizione
Il mio amore per la nocciola mi porta ad elevare a dolce preferito, insieme ai più piemontesi torta e ai baci di dama, questo squisito dolce valdostano. Se la Fontina è il re dei sapori salati, le Tegole valdostane sono il simbolo dei dolci. Questi biscotti sottilissimi, croccanti e fragranti, devono il loro nome alla loro forma arcuata, che ricorda le tegole dei tetti di montagna.
Sono fatte con nocciole, zucchero e albumi, ingredienti semplici che, sapientemente combinati, creano un’esperienza gustativa unica. Perfette per accompagnare una tazza di tè o di cioccolata calda, le Tegole sono il souvenir più dolce che si possa portare a casa dalla Valle d’Aosta, un piccolo pezzo di tradizione da gustare in ogni momento, magari inzuppate in un bicchierino di genepì.
Eccellenze enogastronomiche
il vino eroico di La Salle
La Valdigne, e in particolare La Salle, non sono solo un paradiso per i buongustai, ma anche per gli amanti del buon vino. L’agricoltura in questa zona è eroica, praticata su ripidi pendii e terrazzamenti che richiedono un lavoro manuale instancabile e un legame indissolubile con la terra.
Il “Blanc de Morgex et de La Salle”
La Storia in un Sorso
Il vino più rappresentativo di questa zona è senza dubbio il “Blanc de Morgex et de La Salle“. Questo vino bianco DOC è prodotto con un vitigno che prospera in un ambiente estremo, tra i vigneti più alti d’Europa, ad altitudini che superano i 1200 metri. Il risultato è un vino fresco, sapido e minerale, con note floreali e sentori di erbe di montagna. È un vino che riflette il suo territorio, con un’acidità vivace e una purezza che lo rendono perfetto come aperitivo o per accompagnare piatti a base di pesce di lago, formaggi freschi o le zuppe locali. La sua produzione è un esempio di viticoltura eroica, dove ogni grappolo racconta la fatica e la passione dei contadini.
La storia
Ha radici profonde che affondano in un passato lontano, un tempo in cui la viticoltura eroica non era una scelta, ma l’unica via per strappare un tesoro alla montagna. Si narra che le prime viti di Prié Blanc, il vitigno autoctono da cui deriva, siano state piantate in queste terre impervie già in epoca romana. Ma è con l’arrivo dei monaci benedettini, nell’XI secolo, che la viticoltura in questa zona si sviluppò in maniera più strutturata.
Furono i monaci a comprendere appieno il potenziale di queste terre e a perfezionare le tecniche di coltivazione, trasformando i ripidi pendii in terrazzamenti. L’altitudine, il clima rigido e i terreni rocciosi creavano un ambiente ostile per molti parassiti, incluso un flagello che avrebbe devastato l’Europa secoli dopo: la fillossera. Alla fine del XIX secolo, mentre l’insetto distruggeva quasi tutti i vigneti del continente, quelli di Morgex e La Salle rimasero miracolosamente indenni. La fillossera non riusciva a sopravvivere a quelle altitudini, e il Prié Blanc, con le sue radici che non necessitavano di essere innestate su viti americane, continuò a prosperare nella sua purezza originale.
Ancora oggi, la tradizione della coltivazione a piede franco (cioè senza innesto) è un vanto di questa regione. I contadini, con gesti tramandati da generazioni, lavorano la terra a mano, preservando un patrimonio enologico unico. Il Blanc de Morgex et de La Salle non è solo un vino: è una testimonianza vivente di resilienza, un legame indissolubile tra uomo, storia e natura.
L’artigianato
tradizione e abilità nelle mani
dei maestri
Oltre alla cucina, la Valdigne è famosa per il suo artigianato. Legno, pietra e tessuti diventano opere d’arte nelle mani di abili artigiani, che tramandano tecniche e sapere antico, trasformando la natura circostante in oggetti di profondo significato. Un esempio su tutti il drap.
Le origini antiche
La necessità di proteggersi dai rigori del clima alpino è all’origine della storia del Drap di Valgrisenche. Le sue radici affondano in un’epoca così remota da perdersi nel Medioevo. Per le comunità isolate della Valdigne, filare e tessere la lana era fondamentale per l’autosufficienza. Il Drap veniva lavorato sui telai a mano, con un ciclo produttivo interamente domestico. Inizialmente si utilizzavano solo i colori naturali della lana. Il tessuto era rustico e vitale per difendersi dal freddo. L’isolamento stesso ha permesso alla tecnica di conservarsi intatta per secoli. Con il tempo, sono stati introdotti disegni geometrici. L’arte ha rischiato di scomparire con l’industrializzazione.
Simbolo di identità
e tradizione
Il Drap non è un semplice tessuto, ma una storia fatta di mani sapienti, silenziose e tenaci. Questo panno, incredibilmente robusto e caldo, nasce dalla tosa della pecora Rosset, una razza autoctona valdostana dal vello prezioso. È in questa lana che risiede il segreto della sua identità, un legame indissolubile con il territorio.
E’ fedele alla natura, rispettando la tavolozza che il vello della pecora offre: l’écru brillante, il marrone scuro e il grigio sobrio, frutto di una mescolanza naturale. Colori puri, senza artifici, che riflettono la vita austera ma dignitosa della montagna. Tuttavia oggi, ai colori propri della lana si aggiungono tinture che incontrano il gusto moderno che possono essere di origine naturale o sintetica.
L’Eredità dei Telai di Legno
Nel 1969, la cooperativa “Les Tisserands“ è stata fondata per è tutelare e sviluppare l’antica arte tessile che stava rischiando di scomparire. Ancora oggi, la sede è quella storica di Valgrisenche e garantisce che il Drap venga prodotto fedelmente alla tradizione secolare.
Inoltre, svolge un ruolo cruciale nella valorizzazione della lana di pecora di razza Rosset, impegnandosi nella sua salvaguardia.
Il processo di creazione è un rituale che si ripete da secoli sugli antichi telai di legno. Spesso sono veri e propri monumenti di faggio o acero tramandati di generazione in generazione.
La maestria artigianale con cui viene prodotto, non è solo tecnica, ma la custodia di un valore. Ogni pezzo di Drap è un testimone del passato, un riparo contro il freddo alpino e un simbolo di una tradizione che si rifiuta di svanire, intessendo insieme l’identità di Valgrisenche.
Quali altre tradizioni e sapori pensi che rendano unici i paesi di montagna della Valle d’Aosta? Scrivilo nei commenti.
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