
Oceano Atlantico – Costa Rica: un abbraccio che trasforma l’anima
Là dove la potenza delle onde incontra la fragilità umana,
nasce la meraviglia
Oceano Atlantico – Costa Rica: onde imponenti, emozioni profonde e l’abbraccio della natura che trasforma un viaggio in ricordi per sempre.
Un sogno lungo una vita
infranto sulle sponde caraibiche
Avevo sempre letto, sognato, guardato documentari. Vedere l’oceano era una di quelle voci nella lista delle “cose da fare” nella vita, un desiderio che covavo silenzioso nell’anima. E poi, come spesso accade quando meno te lo aspetti, la vita ti sorprende con una generosità inaspettata. Il mio viaggio di nozze, destinazione Costa Rica, mi ha regalato non solo la vista, ma l’esperienza viva, pulsante, quasi carnale dell’Oceano Atlantico.
Dicembre scorso, un periodo che sulla carta prometteva sole e cieli tersi lungo la costa caraibica, ci ha accolto con gli ultimi sussulti di una stagione delle piogge stranamente prolungata. La nostra amica Silvia, un’anima gentile che ci ha aperto le porte della sua accogliente dimora, si scusava per quelle piogge mattutine che, a suo dire, si erano attardate più del dovuto. Ma la fortuna, si sa, ha un occhio di riguardo per i novelli sposi. Nonostante qualche iniziale incertezza, le nostre giornate sono state illuminate da un sole caldo e radioso, complice di avventure indimenticabili.
Un gigante blu che annienta le certezze
Eppure, questa benevolenza del cielo aveva una sua contropartita: l‘oceano Atlantico, quasi a voler scaricare l’energia accumulata durante le settimane di pioggia, si presentava piuttosto agitato. Ricordo ancora vividamente il mio primo incontro con questa immensa distesa blu. Abituata alla familiarità rassicurante del Mar Mediterraneo, che in quel momento mi apparve come una placida pozzanghera al confronto, mi sono sentita sopraffatta da un’emozione potente, un misto di meraviglia e timore reverenziale.
Le onde, impetuose e fragorose, si infrangevano sulla spiaggia con una forza primordiale, un ruggito continuo che vibrava nell’aria e dentro di me. Stare lì, ad osservare quella potenza indomita, mi ha fatto sentire piccola, insignificante di fronte alla maestosità della natura. Era come assistere a uno spettacolo grandioso, una sinfonia di suoni e movimenti che catturava lo sguardo e rapiva l’anima.
Il primo tuffo,
un rito di passaggio
Dopo minuti di contemplazione silenziosa, rapita dal ritmo ipnotico delle onde, il desiderio di un contatto più diretto si è fatto irresistibile. Mano nella mano con mio marito, ci siamo avvicinati alla riva, pronti a immergere i piedi in quelle acque così cariche di energia. La sensazione è stata sorprendente: l’acqua, nonostante l’apparente furia delle onde, era tiepida e accogliente. La sabbia sotto i nostri piedi, soffice e dorata, sembrava cullare i nostri passi incerti.
Play Chiquita
Un nome ingannatore per un paradiso inatteso
La costa che abbiamo esplorato era un susseguirsi incantevole di scogli naturali, che affioravano a pelo d’acqua, e di baie sabbiose che si aprivano come sorrisi luminosi sul paesaggio. Ma ciò che più mi ha colpito, abituata alle dimensioni più contenute delle spiagge liguri, erano le proporzioni di questi luoghi. La zona in cui ci trovavamo era chiamata Play Chiquita, “spiaggia piccola”. Eppure, ai miei occhi di italiana, sembrava sconfinata, un nastro di sabbia grigio che si perdeva all’orizzonte, lambito da un mare cristallino infinito.
Un doppio santuario:
tra palme ombrose
e onde spumeggianti
La presenza rigogliosa di palme e altra vegetazione tropicale sulla riva non era un’esclusiva di Play Chiquita (nella regione di Talamanca, vicino al confine con lo stato di Panama), ma un tratto distintivo di tutte le spiagge del litorale che abbiamo avuto la fortuna di visitare. Questa fascia verdeggiante, che separava l’arenile dalla strada principale, creava un’atmosfera di selvaggia bellezza. Ma la sua importanza andava ben oltre l’estetica. Per la mia pelle di europea, abituata a climi più miti, questa barriera di verde si rivelava un rifugio provvidenziale. E non ero la sola ad averlo compreso: ho visto tra le fronde accoglienti delle palme costiere, molte persone che si godevano la brezza marina, abbandonate a spuntini leggeri, letture avvincenti o sonnellini rigeneranti. Quando il sole caraibico faceva capolino tra le nuvole, sprigionando un calore intenso e una luce quasi abbagliante, il rischio di scottature, nonostante l’applicazione scrupolosa di una protezione solare elevatissima, era sempre in agguato. L’ombra fresca e accogliente offerta dalla vegetazione tropicale diventava così un prezioso alleato per godersi appieno la bellezza del luogo senza incorrere in spiacevoli inconvenienti.
Vivere l’oceano Atlantico
un’esperienza che
va oltre la vista
Non mi sono limitata a vedere l’oceano Atlantico. L’ho respirato nell’aria salmastra, l’ho sentito sulla pelle bagnata, l’ho ascoltato nel suo perpetuo frangersi sulla riva. Ho camminato a piedi nudi sulla sua sabbia calda, (nonostante il desiderio, la raccolta di conchiglie è risultata impossibile a causa del severo divieto di esportazione imposto dalla legge per tutelare la biodiversità) ho osservato i colori cangianti del suo orizzonte al tramonto. Ho vissuto l’oceano Atlantico in ogni mio senso, lasciandomi avvolgere dalla sua energia vitale.
Questo viaggio in Costa Rica, l’incontro con la maestosità dell’oceano Atlantico, è andato ben oltre la semplice spunta di una voce nella mia lista dei desideri. È diventato un’esperienza trasformativa, un ricordo indelebile che custodirò per sempre in me. L’oceano Atlantico non è più solo un’immagine o un concetto astratto. È un gigante blu che ho incontrato, che mi ha intimorito e affascinato, che mi ha fatto sentire parte di qualcosa di immensamente più grande. E so che, prima o poi, dovrò tornare ad ascoltare il suo richiamo.
Qual è stata la vostra esperienza più intensa con l’oceano o un altro elemento naturale che vi ha lasciato un segno profondo? Scrivilo nei commenti.
Romina Godino
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