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Africa Nera
Società

La triste storia di molti esseri umani

Pubblico oggi il penultimo racconto che appartiene alla nostra raccolta estiva, ma potrebbe essere un racconto senza tempo… narra di avvenimenti collocati nella storia dell’uomo, parla della vita di quegli uomini che hanno la sfortuna di nascere dall’altra parte del mondo. L’idea è di creare una pagina dedicata a loro, con la speranza sempre viva che questo strazio si riduca, fino a scomparire.

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Nella lontana Africa occidentale viveva un ragazzo di nome Kofi. Era nato e cresciuto in un piccolo villaggio fatto di capanne e casupole, dove regnava la povertà.

Il suo bianco sorriso era contagioso e i suoi occhi luminosi di speranza, malgrado le molte difficoltà che la vita gli aveva riservato. Una storia, la sua, comune a molti esseri umani… Una storia  che Kofi voleva cambiare, dando una svolta. La storia triste di molti esseri umani.

Kofi come tanti altri ragazzi suoi coetanei sognava un futuro migliore, lontano dalla povertà e dalle guerre che tormentavano la sua terra. Un giorno raccolte tutte le sue forze e i modici risparmi che aveva, frutto di enormi sacrifici,  il giovane decise di intraprendere un viaggio pericoloso ma pieno di aspettative: il suo sogno stava per realizzarsi, ne era convinto!

Si unì a un gruppo di persone che, come lui, partivano per cercare una nuova vita in Europa. Il viaggio attraverso il deserto – sotto il sole rovente  e la sabbia arsa –  fu massacrante e difficoltoso.

Affrontarono il caldo torrido, la sete e la fame però la speranza era più forte di qualsiasi avversità. Li spingeva avanti.

In marcia da settimane, giunsero finalmente sulle coste del Nord Africa, dove una vecchia imbarcazione di legno  era in attesa del loro arrivo. La barca era sovraffollata. I migranri furono tutti presi dallo conforto ma come Kofi si resero conto di non avere scelta.

Con il cuore in tumulto, Kofi salì a bordo e incoraggiò i compagni di viaggio che lo seguirono, pregando di raggiungere sani e salvi l’altra sponda del Mar Mediterraneo che si estendeva – immenso, scuro e ondeggiante –  davanti a loro.

La traversata fu un’ angoscia. Le onde si alzavano sotto il vento furioso e  sembravano voler inghiottire la piccola imbarcazione.

Molti compagni caddero in mare e persero la vita durante il viaggio ma Kofi continuò a sperare e pregare, pregare e sperare…doveva  farcela!

Dopo giorni di supplizio, i migranti finalmente avvistarono la costa italiana.

Era la terra promessa, quella che tutti avevano tanto desiderato e per la quale molti avevano perso la vita.

Kofi sbarcò sulle coste sfinito, ma grato perchè era vivo.

Fu accolto da uomini volontari che gli tesero le mani per aggrapparsi, gli offrirono cibo, acqua e un posto sicuro dove riposare.

Kofi era consapevole di avere dinnanzi ancora molte difficoltà ma era grato per quell’accoglienza, per tanta umanità.

Sentiva di aver trovato una nuova casa, un luogo dove ricominciare e costruire un futuro migliore, nella condivisione e nella solidarietà.

Con il tempo, imparò la lingua locale, accettò un lavoro e cominciò a integrarsi nella comunità del paese che lo aveva accolto. Non fu facile ma la volontà non gli mancava. La sua determinazione e il suo spirito – per nulla domo – lo portarono a realizzare i suoi sogni.

Kofi non dimenticò mai il suo viaggio e tutte le persone che lo avevano sostenuto lungo il cammino. Portò nel cuore chi non ce l’aveva fatta e, quando ne ebbe l’occasione, raccontò l’esperienza. Diventò così un simbolo di speranza e resilienza, ispirando molti altri a non arrendersi mai di fronte alle avversità.

Con il cuore pieno di gratitudine, Kofi sapeva che quel viaggio non era solo il suo, ma rappresentava la storia di tanti altri che, come lui, cercavano un futuro migliore in molte parti del mondo.

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Questa è una storia dei nostri giorni, comune a molti, troppi esseri umani colpevoli di essere nati in paesi che  hanno incontrato difficoltà ad espandersi e crescere. Paesi che sono stati colonizzati, sruttati, violati. Una storia che in un mondo definito “civile” dovrebbe perdere il senso di esistere. Invece è realtà, sotto i nostri occhi. La soluzione non è nel potere degli uomini comuni, spetta ai potenti della terra. Però mi piace pensare che almeno ognuno di noi, essere civile, si faccia portatore di accoglienza e pace.
Flora Crosara

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