I posti del cuore
I posti del cuore. Sentirsi a “casa” pur non essendolo davvero. Ghigo di Prali per me è uno di questi. Quanti ricordi…
Una tradizione tutta mia e di mio marito ormai da diversi anni, è quella di andare a Ghigo (capoluogo del ben più esteso comune di Prali) un piccolo paesino incastonato nell’alta val Germasca in provincia di Torino) per fare un giro alla rinomata fiera di paese nel giorno di ferragosto.
Quest’anno, tuttavia, abbiamo deciso di salire con il camper e passarvi qualche giorno in più.
E così, passeggiando per il paese, ogni angolo, ogni scorcio mi riporta indietro con i ricordi rendendolo un posto del cuore, in cui ritornare sempre con immenso piacere.
Cosa sono i posti del cuore?
Per me, quel piccolo borgo è un luogo dove ritorno ogni anno con estremo piacere perché ho passato gran parte del tempo libero li sino a 15 anni
Tutti, abbiamo i posti del cuore, luoghi in cui ci sentiamo a “casa” pur non essendo la nostra vera casa.
Per me Prali, in particolare Ghigo, si po’ dire che è il più importante dei posti del cuore perché ho passato la mia infanzia li, sin addirittura dal mio concepimento.
Questo, è stato possibile, perché la mia famiglia aveva un modesto alloggio in uno dei condomini presenti in paese.
Prali e la mia infanzia
I ricordi indiretti ed il mio “cassettone” dei ricordi che si apre ogni volta che torno tra quelle montagne sono tantissimi
Non ho memoria diretta dei miei primi mesi di vita, ma le foto confermano ciò che mi è stato raccontato.
Essendo nata a novembre, parliamo di fine anni ’70 quindi nei seguenti anno ’80, la neve era molto più di una semplice spolverata come al giorno d’oggi, ma parliamo di metri e metri.
I miei genitori, così, decisero di legare la culla del mio passeggino allo slittino e mi portavano in giro in quel modo dato che con le ruote dei passeggini di quei tempi era molto difficile transitare sulla strada impantanata (poi c’erano meno regole restrittive di oggi ed era tutto più facile).
Io e gli sci
Uno dei miei traumi infantili, che se non era per gli amichetti di scuola probabilmente non avrei superato facilmente
Mio padre, che era molto bravo nello sci di discesa, avrebbe voluto che imparassi sin da piccolissima.
Così, all’età di 3 anni mi portò dal mio primo maestro e io niente non ne volevo sapere, un po’ perché era un burbero montanaro che non sapeva farci con i bambini un po’ perché io ero svogliata e non ne volevo proprio sapere.
Così tra un mio pianto e una piccola caduta, disse a mio papà che era inutile forzarmi. Avrei imparato a scuola (dato che alle elementari era uno degli sport che praticavamo) insieme ai miei amici e coetanei. E così è stato.
La bella stagione
Finita la scuola, mi trasferivo in montagna con mia madre e li cambiava tutto
Finita la scuola, visto che all’epoca mia madre era casalinga, ci trasferivamo a Prali per gran parte del periodo estivo.
E li cambiava tutto. Tra i ricordi più piacevoli, ho le lunghe dormite mattutine dovute agli oscuri (quelle specie di persiane senza fessure, che si vedono spesso alle finestre delle case di montagna) insieme al rumore delle cioche (i tradizionali campanacci) attaccati al collo delle mucche che pascolavano nel praticello antistante il nostro appartamento (questo suono, ancora oggi a distanza di moltissimi anni, mi rilassa a tal punto che mi fa fare dei grossi sbadigli!)
Per non parlare della mia amica Barbara (e la sua grande tartaruga di terra), lei era una residente stanziale che abitava al piano di sotto.
Ogni estate ci raccontavamo tutta la nostra vita di quando eravamo lontane e giocavamo correndo attorno al condominio e nei boschetti vicino casa.
Adolescenza
Si cresce e si cambiano amicizie
Poi si cresce, e si continua a frequentare lo stesso piccolo borgo montano, i fine settimana d’inverno per salire alla “Capannina” e sciare mentre d’estate a trovare gli amici torinesi del campeggio “lago verde” situato all’opposto del condominio dove abitavo.
La cosa più bella, era che all’epoca non c’erano tante macchine e potevamo scorrazzare liberamente sia per il paese che per i sentieri sterrati con le prime e pesantissime moutanbike perché spesso erano delle vere e proprie scorciatoie (e ancora oggi, mi chiedo come non ho fatto a farmi male seriamente per via delle acrobazie che facevo sui massi, dato che passavamo spesso e volentieri sul cale pieno di quest’ultimi!).
Il distacco
Un pezzo importante della mia vita si chiuse quando i miei genitori decisero che non era più utile quell’alloggio
Poi, all’età di 15 anni i miei genitori, decisero di vendere l’alloggio di Prali, lasciando in me un grande vuoto (avevo sempre pensato di passarvi i fine settimana e i momenti più felici con il mio futuro fidanzato) e sapevo che avrei perso, gli amici di quella che per me all’ora era tutta la vita.
Così, per molto tempo, non ho più voluto metterci piede fino a qualche anno fa, quando degli amici mercatari ci avevano invitato alla fiera annuale.
Questo, è il mondo in cui sono tornata tra le mie amatissime montagne, con tanta nostalgia, ma anche con tanta gioia.
Perché lo trovo davvero un paesino alpino molto gradevole e poco mutato nel tempo.
E voi avete i posti del cuore in cui tornate con piacere e nostalgia?! Scrivetelo nei commenti.