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A PROPOSITO DI... COMPASSIONE
Spiritualità

A proposito di … compassione

A  PROPOSITO DI… COMPASSIONE

 

La parola “compassione” trae la sua etimologia dal latino cum patior cioè “soffro con” ma anche dal greco antico sym patheia  cioè “provare emozioni con”.

Talvolta mi pare un sentimento in estinzione.

Cogliere,  osservando il mondo intorno a noi e i nostri simili,  la sofferenza che serpeggia nell’altro fino a desiderare di alleviarla – con un moto di pura umanità –  dovrebbe far parte del nostro modo di essere e quindi venirci istintivo.

Al contrario, rimanendo estranea al giudizio e volendo esprimere un semplice pensiero, una constatazione,  mi sembra che  questo sentimento sia poco in uso ai giorni nostri.

Non sono una sostenitrice del “porgi l’altra guancia”, ma neppure dell’indifferenza più completa.

Un poco di sano egoismo è utile, la povertà emotiva, invece, pare essere un eccesso spropositato.

Esiste un sottile confine tra il “farsi gli affari propri” e il girarsi dall’altra parte,  fingendo di non vedere.

COMPASSIONE

La società ci vuole combattivi, concorrenziali: il successo individuale ha più valore di una condivisione che potrebbe risultare di comune utilità. Talvolta a discapito dell’altro.

Se fosse un pensiero meno tragico,   verrebbe da sorridere all’idea che la situazione di lutto sia il maggior elemento emotivo che unisce tutti noi, così come il tifo eccessivo di una finale dei tornei nazionali o mondiali nel mondo del calcio.

Pensiamoci. Quando leggiamo di una tragedia che sta in prima pagina – basta ricordare i fatti sanitari dell’ultimo biennio –  oppure  apprendiamo  della scomparsa di un personaggio famoso, pure le coscienze più oscurate dall’individualismo paiono riscuotersi.

I social, specialmente , vengono invasi da  post di cordoglio e di partecipazione affranta.

COMPASSIONE

È compassione questa? Forse, anche in questo caso, si tratta di una pietà discriminatoria che predilige scomparse riconducibili a persone che appartengono alle nostre specie di riferimento.

Scegliamo maggiormente quelle di casa nostra, vicine a noi piuttosto che i soggetti sparsi tra le società meno complesse o tra le macerie di un bombardamento, nelle scene di guerra.

La distanza scioglie un po’ gli elementi della partecipazione emotiva e fa disperdere il vero senso della misericordia umana. Alla televisione trasmettono ogni giorno scene spaventose che ci fanno vergognare di appartenere alla razza umana.

Gesti aberranti  compiuti contro l’essere umano, la sua vita, l’ambiente. Si arriva a cambiare canale, per evitare di rivedere le stesse atrocità: scene di guerra che si protraggono da anni in nome di una libertà utopistica, femminicidi che sono i risultati di rabbie  procrastinate nel tempo ed esplose, frutto di raptus.

Desistiamo quasi assuefatti, per leggerezza, superficialità, senso di impotenza. Soprassediamo evitando di valutare la fortuna che ci è toccata.

Pensiamo per  esempio alla guerra o alla mortalità infantile.

Quale grande buona sorte fortuna che ci è toccata per essere nati dalla parte forse più felice del globo, dove per ora si può ancora abitare da indifferenti, ma con un indiscusso decoro!

 

Per curiosare un po’ e scoprire di più, leggete anche qui…

https://lamenteemeravigliosa.it/la-compassione-apre-cuore-felici

 

Flora Crosara

 

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