
Autunno e cambiamento interiore: lasciare andare e rinascere
Il Dolce addio dell’estate:
quella nostalgia necessaria che si veste
di colori caldi
Autunno e cambiamento interiore. Come le foglie che cadono, c’è un bisogno profondo di lasciar andare. L’invito, è ad una rinascita spirituale.
È arrivato l’autunno, e ogni anno con lui torna quella sensazione agrodolce che conosco bene. È una stagione che, lo ammetto, mi piace profondamente, ma che porta con sé un inevitabile velo di malinconia. Perché? Semplice: sento che l’estate, con la sua esplosiva vitalità e la sua luce incessante, si sta spegnendo, un po’ per volta. È un addio lento, una chiusura di ciclo che innesca in me una quieta tristezza.
Guardo fuori, e la trasformazione è già in atto: il caldo sole estivo e il verde brillante sugli alberi stanno lasciando spazio a una palette di colori completamente nuova, più calda e avvolgente. L’aria al mattino e alla sera è diventata più fresca, quasi frizzante, ma durante il giorno il sole fa ancora un ultimo sforzo, tentando di dispensare il suo calore con generosità. È la stagione del grande cambiamento, dove il rigoglio dell’estate inizia a cedere il posto a un’apparente “morte”: le foglie ingialliscono, si colorano di fuoco e poi cadono, preparandomi, e preparando la natura intera, alla grande quiete invernale.
La magia del cambiamento
quando ogni foglia
diventa un fiore
Ciò che mi colpisce di più in questa stagione è la trasformazione del paesaggio. Il verde vivo e saturo dei mesi caldi si ritira, lasciando spazio a una palette di colori che scaldano l’anima: i rossi intensi, gli arancioni fiammanti e le sfumature ocra e dorate. Come diceva lo scrittore Albert Camus
L’autunno è una seconda primavera quando ogni foglia è un fiore
Questa esplosione cromatica non è solo uno spettacolo per gli occhi; è la rappresentazione visiva di un atto finale sublime. Le foglie ingialliscono e cadono, ma non lo fanno in silenzio. Il loro cadere non è semplicemente un morire, ma un lasciar andare necessario, un gesto che garantisce la sopravvivenza dell’albero. Questa metafora della natura, così potente e visibile, risuona profondamente dentro di me. M’invita a riflettere su cosa dovrei “lasciar cadere” per potermi rinnovare.
Eppure, in questo processo di preparazione, c’è un elemento di persistenza che mi conforta. Il sole diurno, seppur meno intenso, continua a dispensare il suo calore, un ultimo, affettuoso abbraccio prima dell’arrivo del freddo. Queste giornate miti e luminose, spesso definite “Estate di San Martino“, sono una vera e propria tregua, un invito a goderci appieno la bellezza fugace del momento.
Il richiamo all’introspezione
La quiete che nutre l’anima
Psicologicamente, l’autunno è da sempre considerato la stagione dell’introspezione.
La diminuzione delle ore di luce e il clima che invita a rifugiarsi in casa creano un ambiente naturale per la riflessione. Dopo la frenesia e la socialità sfrenata dell’estate, l’autunno ci spinge a rallentare il ritmo, a concentrarci sulla nostra vita interiore.
Questo non è un segno di debolezza, ma di saggezza. Come gli alberi che ritirano la loro energia verso le radici per sopravvivere all’inverno, anche noi siamo chiamati a un bilancio silenzioso. È il momento perfetto per dedicarsi alla lettura, alla scrittura di un diario, a lunghe passeggiate solitarie tra i sentieri coperti di foglie.
La malinconia che si avverte non è altro che il sottofondo emotivo di questo processo. È la nostalgia per il passato che si allontana, ma anche la consapevolezza che i cicli sono necessari per la crescita. È un’emozione che, se abbracciata, ci aiuta a fare spazio, a liberarci dai rami secchi delle vecchie abitudini o dei pensieri inutili, preparando il terreno per le nuove idee e i nuovi progetti che sbocceranno con la primavera.
Come scrisse il poeta Giuseppe Ungaretti nella sua lirica Soldati, spesso associata alla fugacità della vita in autunno.
Si sta come / d’autunno / sugli alberi / le foglie
Sentirsi così, fragili ma parte di un disegno universale, ci connette a un senso di pace soave e accettazione.
Un atto di fede nel futuro
Aspettando la primavera
Guardando le foglie che danzano nell’aria prima di toccare terra, e sentendo l’odore umido della natura che si addormenta, capiamo il vero significato del cambiamento. L’autunno è il momento in cui la natura ci insegna che lasciare andare non è sinonimo di fine, ma di inizio latente.
La caduta delle foglie è la promessa silenziosa che la linfa vitale è ancora lì, protetta e in attesa. È un atto di fede nel ritorno della luce, un ritiro strategico prima di un grande ritorno. Ed è esattamente così che dovremmo vivere anche noi questa stagione: onorando la malinconia come un promemoria per apprezzare ciò che è stato, ma accogliendo il cambiamento con la curiosità di chi sa che il riposo di oggi è la forza per il domani. L’autunno, dunque, non ci spegne, ma ci raccoglie.
In questo momento di transizione e bellezza malinconica, qual è la “foglia” che senti di dover lasciare andare per prepararti al tuo prossimo rinnovamento interiore?
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One Comment
Luca Laganà
Wow che profondità intropsettiva che hai trovato