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Storie di Vita

Sessantasei

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Improvvisamente mi trovo nel bel mezzo della festa dei miei pensieri, nell’ora più buia della notte. Mentre mi sto chiedendo perché, ricordandomi di non aver accettato l’invito, sento una tempesta pazzesca nella testa e inizio ad avere freddo.

Chissà in quanti siamo in questo preciso istante a dover assistere l’infinito baccano d’insonnia?

Erano i primi di gennaio dell’anno scorso quando se n’è andato per sempre l’ultimo ponte con la mia infanzia, la mia nonna materna. Saperla semplicemente addormentata a 90 anni, con il viso quasi felice perché stava andando da mio nonno, mi dava una sorta di sollievo. D’altra parte ho pianto per delle ore, bevendo il liquore all’alloro senza riuscire ad ubriacarmi e ascoltando le canzoni più tristi del mondo, salutandola, lei e la mia infanzia.

Si, anche a 44 anni può succedere… Da quel momento, ho iniziato un nuovo percorso di maturità e crescita, aprendo con la mente lucida la porta alla vecchiaia, già accennatami qualche anno prima quando sulla mia mano destra si sono disegnate le macchie, identiche a quelle di mamma e nonna.

Solamente diversi anni dopo averne compiuti diciotto, ho capito che essere grandi e consapevoli ha tutto un altro sapore. Non vuol dire semplicemente avere la patente di guida, la libertà di decidere o libertà di uscire e tornare la mattina presto a casa. La mia prima responsabilità l’ho chiamata Milena e da lì, diciotto anni fa, è cambiato tutto. Oggi, papà mi ricorda ogni tanto le parole che dissi mentre mi arrabbiavo con lui quando mi costringeva a fare i compiti di matematica:”Quando avrò i miei figli, gli farò fare tutto quello che vogliono!”.

Che ironia! Che vendetta! Il ruolo di mamma ha fatto di me una mamma di qualsiasi specie che protegge i propri cuccioli con tutta se stessa, anche con la vita se serve. La natura ha pensato a tutto! Tranne ad una cosa. I pensieri, ma probabilmente anche quelli fanno parte del nostro quadro generale e ne assicurano il corretto funzionamento di tutta la nostra vita.

Si, anche a 44 anni può succedere di dubitare della strada che stiamo percorrendo. Me ne rendo conto che sono proprio le domande che ci facciamo i generatori della crescita. Dubitare non vuol dire non avere fede in noi stessi, anzi. Secondo me fa parte dell’intelligenza cognitiva e se coinvolta insieme a quella emotiva, tutto è risolvibile!

Ero abbastanza giovane quando decisi di creare la mia famiglia. Dopo aver finito, con molta calma, l’università a Belgrado, feci le valigie e misi i miei primi venticinque anni di vita nel bagagliaio della macchina che mi portò in Italia. “Pazzia! Follia!”, dicevano tutti quelli che mi conoscevano. Ho vissuto un’infanzia e una gioventù meravigliose, nonostante il mio paese fosse stato quasi sempre in qualche problema.

La mia famiglia ha fatto si che tutto andasse al meglio per le mie due sorelle e me. La mamma pensava di aver sbagliato qualcosa nel crescermi perché stavo lasciando loro e tutto, andandomene novecento chilometri lontano. Per fortuna una sua amica le ha spiegato che invece è una brava mamma perché mi ha fatto fare le mie scelte, con tutte le conseguenze positive e negative che potevano esserci.

Ma niente e nessuno al mondo, da quel due giugno duemila e tre, non è riuscito a togliere il pensiero a lei che mi vedeva salire in quella macchina andandomene, per sempre, da sotto il suo occhio, da sotto le sue ali, da colei che mi ha messa al mondo… In fondo, aveva ragione perché ne ho passate tante da quando sono venuta in Italia. Ho cercato sempre di nascondere a lei la sofferenza che portavo nel cuore, inutilmente, la mamma mi conosce, sapeva già.

All’epoca, i cittadini Serbi non potevano attraversare Croazia e Slovenia senza il visto e quindi per entrare in Italia (per la quale avevo ottenuto il visto) abbiamo fatto Ungheria, Austria e poi Bel Paese. Circa venti ore di viaggio, certo che ero proprio convinta!

 

entrata in Italia

 

Per carità, ci sono stati anche dei momenti belli, “le millefoglie della mia Italia” (adoro quel dolce!) e trasmettere tutto sul foglio mi ha aiutata molto. Dicono che per scrivere le poesie ti devi “sporcare” tanto, ed io non mi ero mai tirata indietro! Le poesie mi hanno salvata sempre, nel bene e nel male. Anche mia mamma scriveva quando era giovane.

Quanto siamo forti davanti alle tempeste? Solo quando tocchi il fondo più profondo riesci a rialzarti sul serio e vedere dove sei stato e dove puoi ancora arrivare. Ma non te ne rendi conto finché non acquisisci una certa consapevolezza della vita, dei fatti e delle circostanze. L’esperienza, dicono.

E quando arrivano quei momenti turbolenti, vorrei solamente avere mia mamma accanto a me, sentire le sue mani che mi accarezzano il viso, la dolcezza del suo sguardo e del suo sorriso. Sempre pacata, umile, dolce, comprensiva. Sta invecchiando anche lei, lontano da me e cerco di non pensarci a quanto poco ci siamo vissute da quel due giugno.

Buon compleanno, Mami! Oggi sono sessantasei candeline e ti preparerai la torta, come sempre, le mie sorelle verranno con le loro famiglie a soffiarle insieme a te, come sempre, papà ti regalerà qualcosa di utile, come sempre, ed io ti dedico queste righe che mi hanno fatto versare le lacrime di tristezza e di gioia mentre le scrivevo, perché sono diciannove anni che non festeggiamo più abbracciati i nostri compleanni e ci nutriamo del nostro amore una volta all’anno, se va tutto bene, per qualche giorni d’estate…

Ti voglio immensamente bene!

 

noi due

(“La cura”, Franco Battiato)

Ana Martinovic

Mi sento bene quando scrivo, mi sento utile per qualcuno, come per me lo sono stati e lo saranno i pensieri dei grandi scrittori e di chiunque abbia qualcosa da dire al Mondo. Ci vuole amore e coraggio... La vita è bella!

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