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LA MORTE DI RATZINGER – 2.

“Gli uomini quadrati, seduti nei loro uffici quadrati a pensare pensieri quadrati, dovrebbero provare il sombrero” (Clifford Geertz, antropologo).

Come mai ci soffermiamo ancora a commentare questo fatto? Non certamente per il gusto di dubitare o di parlare male di un personaggio che dal mainstream viene osannato. Anche se le idee del maistream sono all’opposto del nostro PMM, sarebbe tempo perso soffermarci al solo fatto che Ratzinger non avrebbe condiviso il nostro programma. Ci interessa di più invece analizzare la cause per cui questo Papa non poteva essere in sintonia con la nostra concezione di “umanesimo”, ed è importante per noi capire questo aspetto.

Nello scorso editoriale abbiamo visto che il pensiero di Ratzinger non era “teologia”, ma “dogmatica”, in quanto privo della libertà di ricerca come sarebbe proprio di qualsiasi scienza seria. Il principio fondamentale della dogmatica di Ratzinger, che è proprio della chiesa cattolica, consiste nell’asserzione della assoluta necessità della chiesa per la propria salvezza personale.
La Chiesa Cattolica, infatti, si presenta al mondo come compimento del disegno eterno di Dio, germe e inizio del Regno di Dio inaugurato da Gesù Cristo. In quanto adunanza del popolo di Dio, la Chiesa sarebbe la luce del mondo, nonché unica vera Chiesa di Cristo con a capo il Papa, successore di San Pietro. Essa si fa percepire dai fedeli come madre e si pone come maestra di morale per l’umanità intera. Recita, infatti, il Codice di Diritto Canonico:

“È compito della Chiesa annunciare sempre e dovunque i principi morali anche circa l’ordine sociale, e così pure pronunciare il giudizio su qualsiasi realtà umana, in quanto lo esigono i diritti fondamentali della persona umana o la salvezza delle anime».

Da qui le conseguenze (terribili!) su certi fatti (misfatti) compiuti dall’istituzione-chiesa, e da Ratzinger in particolare. Se infatti la chiesa sarebbe così importante per la propria salvezza personale, ne viene come conseguenza la necessità di salvaguardare la chiesa da qualsiasi fattore che potrebbe offuscare la sua credibilità: tutto ciò che potrebbe diminuire il prestigio della chiesa, andrebbe a scapito anche dei fedeli che non avrebbero più fiducia nell’unico strumento che li potrebbe salvare da un inferno eterno.

Da questa assurda posizione dogmatica deriva il comportamento di Ratzinger riguardo, ad esempio, al fenomeno della pedofilia dei sacerdoti cattolici. I preti sono gli strumenti in mano alla chiesa per la ipotetica distribuzione della salvezza; se mettiamo in forse la loro credibilità, si danneggerebbero i fedeli nella loro fiducia verso la chiesa, e quindi si toglierebbero in generale tante possibilità di salvezza.

E’ per questo motivo che Papa Ratzinger ha fatto di tutto per nascondere il fenomeno della pedofilia dei preti, anche se a parole si diceva severo verso questo misfatto orribile. Emise un documento nel 2001, – De delictis gravioribus – quando da cardinale era prefetto della congregazione per la dottrina, cioè dell’ex-santo uffizio che era stato principale responsabile dell’inquisizione. Con questo decreto, che faceva seguito ad un’altra disposizione – “Crimen sooicitationis” – del 1962, decise di avocare a sé le decisioni su qualsiasi denuncia riguardante questo delitto che già era stato classificato come segreto pontificio. Addirittura sarebbe stato scomunicato se qualcuno si fosse preso la briga di denunciare all’autorità pubblica un prete che si fosse macchiato di pedofilia.

In questo modo il tribunale interno del vaticano teneva il più possibile nascosti questi misfatti, limitandosi per lo più a spostare il prete da un’altra parte. Proprio per questa posizione Ratzinger fu denunciato da un tribunale americano di occultamento di certi episodi di pedofilia di preti. Qualcuno pensa che subito dopo questa denuncia sia stato eletto Papa per non doversi presentare in tribunale in quando esente come capo di stato.

Senza poi parlare dell’altro gravissimo fatto che non si fa nulla per cercare le cause di questi delitti commessi dai preti; cause per me chiarissime, ma mai affrontate dall’autorità ecclesiastica per motivi altrettanto evidenti.

Ho voluto chiarire queste circostanze non tanto per rancore verso la chiesa; molti di noi potrebbero avere avuto esperienze positive dalla chiesa e dai molti sacerdoti cattolici che compiono azioni meritorie.

Vorrei mettere in evidenza invece quanto è pericoloso in ogni persona l’atteggiamento dogmatico, sia a livello personale che sociale. Non è sufficiente essere portatori di un messaggio e di altre bellissime parole, se poi il nostro comportamento non fosse coerente con i principi del rispetto della persona umana, dei principi etici e del valore della solidarietà.

La società moderna è assolutamente malata di atteggiamento dogmatico; lo si è visto durante la pseudo-pandemia, dove alla scienza venivano attribuite come infallibili nozioni assolutamente false, proprio alla stregua dei dogmi ecclesiastici, con conseguenze catastrofiche per la gente.

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